LA TRAPPOLA DELLA SCIMMIA

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La trappola della scimmia

Monkey trap
Da diversi giorni vado ragionando sulle trappole per scimmie. Non so se l’idea mi sia arrivata da Jacopo, che ne aveva scritto pochi mesi addietro, o stesse lì già da tempo. Fatto sta che l’ho in testa da un po’ e, riflettendoci, continua a trasmettermi con prepotenza una sensazione di spiacevole familiarità. Il mio amico Paolo è solito affermare che, se si vogliono capire i comportamenti umani, basta pensare alle scimmie e tutto trova spiegazione. Dunque, che cosa sta tentando di raccontarmi questa idea, su di me e sul resto dell’umanità?

La trappola per le scimmie sfrutta un meccanismo psicologico molto sottile. Il cacciatore predispone un contenitore, vaso o bottiglia, o anche la semplice cavità di un tronco, con un’apertura da un lato, ampia a sufficienza perché la scimmia possa infilarci la zampa, quindi inserisce nell’apertura un frutto all’incirca della stessa grandezza dell’orifizio, e si apposta a breve distanza. La scimmia infila la mano nell’apertura, afferra il frutto, ma a questo punto non riesce più a sfilare l’arto. Potrebbe farlo facilmente se decidesse di lasciare andare l’oggetto afferrato, ma lo desidera troppo, quindi rimane imprigionata per il tempo necessario alla cattura.

Una delle costanti culturali della specie umana, fin dalla notte dei tempi, è il tentativo di rimarcare la nostra differenza dal resto del regno animale. Dall’antichità più remota l’uomo descrive sé stesso come apice della creazione divina, dominatore del mondo, cui tutte le altre specie viventi devono essere asservite. Così ce la raccontiamo da millenni, confidando che il ripetere sufficientemente a lungo una bugia la trasformi magicamente in verità. Abbiamo dovuto attendere la metà dell’ottocento perché l’accumularsi di evidenze, ed il genio di Charles Darwin, ricostruissero la realtà di una specie tra tante altre, caratterizzata unicamente dallo sviluppo evolutivo di un cervello di grandi dimensioni.

Ricollocato l’uomo ad animale tra altri animali ho pertanto cominciato a domandarmi quali e quanti parallelismi comportamentali fosse possibile sviluppare, analisi che mi ha condotto in tempi relativamente recenti all’idea di Domesticazione Umana ed all’analisi dei suoi perversi effetti. Ma l’intrappolamento della scimmia ci mostra qualcosa che va oltre la riduzione in cattività. Mostra come la nostra stessa avidità possa venire subdolamente ritorta contro di noi, portandoci in conclusione alla perdita della libertà.

Ovviamente per l’uomo non bastano un frutto ed una bottiglia, serve qualcosa di più complesso, ma l’esito finale è del tutto analogo. Proviamo quindi a sostituire al frutto i beni di consumo, ed alla bottiglia l’insieme delle regole sociali ed economiche, che conosciamo perfettamente, che accettiamo, ma il cui reale funzionamento sfugge ai più. Ci renderemo conto di come quotidianamente veniamo solleticati da ‘oggetti del desiderio’ che hanno sia un costo reale che un costo occulto. L’umorista Altan ce lo spiega efficacemente con questa fulminante vignetta.

AltanL’uomo moderno individua gli oggetti del proprio desiderio in accordo, per solito, con le convenzioni ed i valori condivisi dal gruppo sociale di cui fa parte. È la collettività con la quale ci relazioniamo a dettare i canoni comportamentali accettati ed i marker dello status sociale. Ogni cultura umana identifica gli indicatori di ricchezza, benessere e leadership, dai primitivi copricapi in piume d’uccello ai moderni yacht.

L’oggetto che più comunemente caratterizza l’attribuzione di status nelle economie occidentali, o se vogliamo quello più immediatamente riconoscibile, è al momento l’automobile. Non perché non ve ne siano di più diffusi (televisori, gioielli, gingilli elettronici) o più costosi (case, barche), ma semplicemente perché l’automobile si sposta con noi ed ha assunto nel tempo la funzione di un ‘secondo abito’, indossato ed esibito per raccontare quello che siamo (o che crediamo, o che vorremmo essere) agli altri.

Nella fase del desiderio l’automobile appare, alla scimmia umana, alla stregua di un frutto come tutti gli altri, forse solo un po’ più vistoso. Col tempo, tuttavia, diviene oggetto di uso quotidiano e finisce col modellare intorno a sé le nostre intere vite. Abituati a muoverci in macchina ogni altra forma di spostamento ci apparirà via via strana e poco familiare, inusuale, scomoda, oltre alla spiacevole sensazione di dover dipendere, per i nostri spostamenti, da modalità esterne ed al di fuori del nostro controllo. In più, vivendo l’automobile come un secondo abito, la sua assenza indurrà la sgradevole sensazione di andare in giro nudi, l’equivalente sociale del non possedere più uno status nettamente percepibile dagli altri.

L’automobilista compulsivo finisce con lo sviluppare, rispetto al proprio veicolo, una forma di simbiosi non troppo lontana dalla dipendenza psicologica, che culmina nell’incapacità di immaginare altre modalità di spostamento. Frequenterà di preferenza locali e centri commerciali facilmente raggiungibili in auto, o dove sia comodo parcheggiare. Sceglierà di vivere nei quartieri che consentono un comodo raggiungimento in automobile del posto di lavoro. Percepirà il mondo come una serie di luoghi puntiformi disarticolati, raggiungibili per mezzo di strade più o meno veloci, più o meno tortuose, più o meno faticose.

Privo di argini, tale processo ha come esito finale una condizione in cui le nostre intere esistenze ruotano intorno all’uso dell’oggetto automobile, fino al punto da renderci incapaci di concepire una vita in assenza di essa. Non sono tanto i costi, pur elevati, che l’automobile ci impone, a rappresentare la vera trappola, quanto la perdita della libertà di spostarci in maniere differenti, di frequentare luoghi diversi dai soliti, operata a livello spesso inconscio. Abbiamo ancora tutte queste potenzialità, ma ci manca la capacità immaginativa necessaria a metterle in pratica.

L’adesione in massa a questo modello di mobilità, operata come collettività ingenua ed entusiasta, ha finito col modellare l’intera organizzazione urbana e del territorio. L’automobile, o se vogliamo il fenomeno consumistico nel suo complesso, ha prodotto lo sprawl urbano, l’ipertrofia abitativa (case sempre più grandi abitate da sempre meno persone) la proliferazione di corridoi stradali pensati per alte velocità di percorrenza, l’ingombro di suolo pubblico per le necessità di sosta.

Nel corso degli anni, spazi sempre più estesi sono stati sottratti ad ogni possibile utilizzo sociale e destinati esclusivamente alla movimentazione ed alla sosta delle auto private, producendo la marginalizzazione di ogni altra attività, erodendo spazi alla mobilità leggera, agli spostamenti a piedi, al gioco dei bambini ed al riposo ed alla socialità degli anziani. Ciò ha reso le strade cittadine dei non-luoghi pericolosi, rumorosi, puzzolenti, ed il raggiungimento di spazi e realtà piacevoli da frequentare un lungo viaggio da affrontare forzatamente a bordo del proprio veicolo.

Come nella trappola della scimmia, pensando di afferrare l’oggetto automobile per possederlo abbiamo finito con l’esserne catturati e perdere la capacità di farne a meno. Né più né meno di ciò che in medicina viene definito come acquisizione di una forma di dipendenza.

Ho voluto utilizzare l’esempio dell’automobile perché è quello col quale ho maggiore familiarità, ma considerazioni analoghe possono essere sviluppate per l’intrattenimento televisivo che ci aliena dagli altri (lo scrittore David Foster Wallace ha confessato in un’intervista di aver sofferto di ‘dipendenza da intrattenimento’, situazione narrata in chiave paradossale nel suo monumentale capolavoro “Infinite Jest”), per l’uso dei Social Network in alternativa al contatto interpersonale non mediato, per tutte le situazioni in cui sostituiamo il possesso e l’uso di oggetti, anche immateriali, alla vita relazionale.

Un processo iniziato per ragioni di necessità legate alla sopravvivenza che ci ha col tempo preso la mano, subendo un’impennata con la rivoluzione industriale, la cui evoluzione terminale consiste nell’attuale ‘società dei consumi’: una bolla temporale caratterizzata da accumulo compulsivo, sovrappopolazione e conseguente devastazione ambientale. Tre fra le attività che alla nostra specie riescono meglio.

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Fonte:  http://www.crisiswhatcrisis.it/2016/06/13/la-trappola-della-scimmia/

Il codice Morale

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“Senza Cristo crolla la civiltà. Solo Putin l’ha capito” – Blondet & Friends

MB – Questo sopra è il titolo di un recente articolo di Pat Buchanan: grande giornalista, intellettuale, conservatore di vecchio stampo (quindi ostile ai neo-conservatives),  molti anni fa si  candidò anche alla Casa Bianca, naturalmente senza esito. Traduco qui questa sua limpida diagnosi della malattia   terminale dell’Occidente. Per molti motivi,  che alcuni capiranno,  e renderanno  altri lettori  rabbiosi: non ultimo movente di questo post, lo confesso. 

“In una  delle sue ultime colonne, Dennis Prager [un altro influente columnist] ha un’acuta osservazione: “La stragrande  maggioranza degli intellettuali conservatori ha una visione della vita laica.  Essi non si rendono conto del  disastro a cui l’ateismo ha portato in Occidente”.

Questi  conservatori a-religiosi  credono che “l’America può sopravvivere alla morte di Dio e della religione”, ma – dice Prager – sbagliano. La religione di un popolo, la sua fede, crea la sua cultura, e la sua cultura crea la sua civiltà.  E quando una fede muore, muore la cultura, muore la civiltà  – e anche quel popolo comincia a morire.

Non è questa la storia attuale dell’Occidente?  Oggi nessuna grande nazione dell’Occidente ha una natalità capace di scongiurare  l’estinzione dei suoi nativi. Per la fine del secolo, altri popoli ed altre culture avranno in  gran parte ripopolato il Vecchio Continente.  L’Uomo Europeo pare destinato a finire come le 10 tribù perdute di Israele:  superate  in numero, assimilate e scomparse.  E  mentre i popoli europei, Russi, Tedeschi, Britannici, Baltici, calano in numero,  la popolazione dell’Africa,  stima l’ONU, raddoppierà in 34 anni, giungendo a due miliardi.

Che cosa è avvenuto all’Occidente?

Come ha scritto G.K. Chesterton, quando gli uomini cessano di credere in Dio, non è che da  allora non credono in nulla; è che credono a qualunque cosa. Le elites europee, cessato di credere nel Cristianesimo, cominciarono a convertirsi alle ideologie, quelle che Russel Kirk chiamava “religioni secolari”.  Per un certo tempo, queste religioni laiche – Marx-leninismo fascismo, nazismo – hanno conquistato i cuori e le menti di milioni.  Ma sono oggi tra gli dèi che hanno fallito nel 20 secolo.

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Adesso l’Occidente abbraccia  le fedi più nuove: egualitarismo, democratismo, capitalismo, femminismo, ambientalismo, mondialismo.  Anche queste danno  significato alle vite di milioni; ma anche queste sono sostituti inadeguati della fede che ha creato l’Occidente.  Ciò, perché  manca  a loro la cosa che il cristianesimo ha dato all’uomo:  una causa non solo per la quale vivere, e per la quale morire, ma un codice morale con cui vivere tutti i giorni – con la promessa che,  termine di una vita vissuta secondo quel codice,  viene la vita eterna.

L’Islam fornisce questa promessa.   Il secolarismo, non ha niente da offrire che eguagli una simile speranza.

Se guardiamo ai secoli passati, vediamo quel che ha fatto la fede.   Quando, dopo la caduta dell’impero romano, l’Occidente abbracciò il cristianesimo come fede superiore a tutte le altre – in quanto il suo fondatore era il Figlio di Dio – l’Occidente  è andato avanti a creare la civiltà moderna, e poi è uscito alla conquista del mondo conosciuto.

Le verità che l’America ha insegnato al mondo, l’inerente dignità e  valore dell’uomo, e l’inviolabilità dei diritti umani, risalgono alla cristianità, che insegna che ogni persona è figlia di Dio. Oggi però, con il cristianesimo morto in Europa, e lentamente morente in America, la cultura occidentale  diventa sempre più corrotta e decadente, e la civiltà occidentale è visibilmente in declino.  Rudyard Kipling ha previsto tutto ciò in “Recessional”:

“Le  nostre flotte inviate lontano si son dissolte, su dune e promontori affonda il fuoco: ecco, tutta la grandiosità di ieri  ha avuto lo stesso destino di Ninive e Tiro”.

Tutti gli  imperi dell’Occidente sono svaniti, e i figli dei popoli un tempo soggetti attraversano il Mediterraneo per ripopolare i paesi materni, i cui abitanti nativi invecchiano, calano e muoiono.  Dal 1975, due sole  nazioni europee hanno mantenuto un tasso di natalità sufficiente a tener vivi i loro popoli: l’Albania musulmana e l’Islanda.  Date le popolazioni che rimpiccioliscono e le ondate di immigrati che arrivano dall’Africa e dal Medio Oriente, prima della fine del secolo si può prevedere un’Europa islamica.

Vladimir Putin, che ha visto da vicino la morte del marxismo-leninismo, sembra capire l’importanza cruciale del cristianesimo pe Madre Russia; cerca di far rivivere la Chiesa ortodossa e di  iscrivere il suo codice morale nella legislazione  della Russia.

E che dire dell’America, il “Paese di Dio”?  Il cristianesimo è stato  scomunicato dalle scuole e dalla vita pubblica da due generazioni; l’insegnamento del Vecchio e Nuovo Testamento rigettato per legge; e da allora abbiamo assistito  a un declino sociale sorprendentemente ripido.  Dagli anni ’60 l’America ha toccato nuovi record in fatto di aborti, delitti violenti, carcerazioni, consumo di stupefacenti.  Lo Aids non è comparso che dopo gli anni ’80, ma centinaia di migliaia ne sono già morti, e milioni soffrono di questa e delle patologie connesse.

Il 40 per cento  delle nascite in Usa avvengono fuori dal  matrimonio.  Per gli ispanici, il tasso di nascite illegittime è oltre i 50%; per i neri, oltre il 70.   Nelle scuole superiori americane  i punteggi degli studenti scendono di anno in anno, e si avvicinano ai dati del Terzo Mondo.  Il suicidio sta crescendo come causa di morte fra i bianchi di mezza età; e le visioni laiche non  hanno  risposta alla domanda: ‘perché non farlo?”.

Come ha scritto Samuel Johnson: “E’ piccolissima la parte di sofferenze del cuore umano  che leggi e re  possono curare”.   I conservatori secolaristi forse hanno dei rimedi per alcune delle malattie dell’America. Ma, come ha visto Johnson, nessuna politica laica può curare la malattia dell’anima dell’Occidente: la perdita della fede, perdita che appare irrecuperabile”.

http://russia-insider.com/en/politics/if-god-dead/ri14082

http://buchanan.org/blog/if-god-is-dead-125152

(un mio commento )

Che la civiltà occidentale sia giunta al suo capolinea  epocale – o nel suo vicolo cieco –  , è sensazione comune anche (spero per loro) fra gli atei:  crisi terminale del capitalismo che non sa come uscirne avendo consumato tutta la valigia dei trucchi, degrado morale e dissociazione sociale, consunzione dell’individualismo edonista in nichilismo e voglia di morte. Le nuove “conquiste” e i “diritti”   per cui si battono gli ultimi  progressisti non hanno  la forza di ottimismo delle vecchie “magnifiche sorti e progressive” della grandi loro ideologie:  sono conquiste mortuarie e funebri, l’aborto, l’eutanasia, i “matrimoni” spettrali fra funerei invertiti…

Ci arrivano (forse) anche loro, le masse atomizzate e  ormai disorientate di desideranti, consumatori insaziabili di prodotti-standard e i loro “dirigenti” e  psico-poliziotti del progressismo. Ciò che rigettano con furia, con rabbia pazza ( e perciò sospetta: hanno terrore) è   la diagnosi che Buchanan enuncia con tanta franca semplicità: la nostra civiltà è al capolinea perché ha rifiutato la fede.  Quella cristiana, specificamente.   L’odio irrazionale, sbavante,   che il progressismo radicale vigente  tributa a Vladimir Putin è il presentimento che la salvezza della civiltà richieda una “rettificazione”, l’adesione a un codice morale quotidiano, a dogmi esigenti fondati nella storia del popolo, la rinuncia all’edonismo microscopico e  pullulante; la fine della vacanza dell’edonismo dozzinale e  standard a  cui  le masse atomizzate  europee si credono (son fatte credere) “liberate”, emancipate dai “dogmi e tabù”.

E’  comicamente sintomatica,  per contro, l’adorazione che i gestori intellettuali del progressismo terminale – da  Pannella a  Bertinotti, da Eugenio Scalfari all’intero corpo dei giornalisti ‘de sinistra’  – tributano a “Francesco”,  come lo chiamano affettuosi: proprio mentre – con l’alta  gerarchia clericale  –   questo  è impegnato freneticamente a  diroccare l’edificio che ha creato la  civiltà, la moralità  civile, la cultura, i  nobili costumi (la Cavalleria)  oggi stracciati e calpestati,  a smontare la Chiesa de-sacramentalizzandola, per farla diventare un’ausiliaria della religione generica adatta al governo unico mondiale – questi miscredenti smarriti, adoranti, aspettano da  ‘Francesco’ una via  d’uscita al capolinea in cui si sono  cacciati.  Son diventati clericali, ad ogni occasione citano le frasi di “Francesco”:  ovviamente le più anticristiane, tipo “chi sono io per giudicare?”.   Bevono da lui il loro nuovo catechismo, che li conferma nella “fede” laica.  Che buffo  e triste spettacolo.  Mortuario anche questo.

Ma ciò non esime noi – i quattro gatti cattolici rimasti – da chinarci sull’ultima parola di Buchanan.  “Irrecuperabile”. Anche noi, che “crediamo” di aver fede, siamo feriti dalla temperie, dal Satana collettivo che infuria sull’Occidente come leone ruggente.  Non basta riconoscere che ci vuole la fede cristiana per mantenere e ricostruire la civiltà; la fede, bisogna averla,  viverla. Lo facciamo davvero, noi che andiamo a Messa?   Le protezioni soprannaturali diroccate dalla Gerarchia traditrice, c’erano nella liturgia, ci lascia esposti al leone ruggente.   La nostra fede è davvero più che una briciola?

Molto recentemente un personaggio cattolico militante, di cui non vale  la pena di dire il nome, un co-fondatore di Alleanza Cattolica, un “tradizionalista”, ha annunciato all’organizzazione di rinunciare a tutte le cariche perché – lasciata moglie e quattro figli –  a 61 anni  va’ vivere in USA con la sua amante.  A New York, la capitale del Tramonto, molto simbolico trasloco.

Dopo l’inevitabile ghigno maligno (era un mio avversario, ultra filo israeliano, frequentatore dell’universtà di Herzlya, ossia del Mossad…) mi sono chiesto: può capitare anche a me?  Quello si è svestito della sua “fede cattolica” come fosse un abito…che dico, un abito? Come fosse una maschera di carnevale, un naso finto di cartapesta applicato sul volto con l’elastico,  di cui s’è liberato   senza difficoltà alcuna  per andare a inseguire un po’ di sesso, un piacere di cui doveva pur sapere – pieno com’è di dottrina – che  inganna e non dura, di cui si pentirà presto.  Il suo vero volto era dunque questo, l’edonismo dozzinale e standard; e la fede in Cristo, solo  il suo costume carnevalesco,   il suo naso di cartapesta.

Anche la mia – la mia personale – è forse un naso di cartapesta. E’ posticcia e superficiale  come un costume di carnevale. Lo so. Sono anch’io della generazione infettata. Mi guardi la Vergine santa, perché posso fare lo stesso, e anche peggio. Io credo – anzi- so – che questa generazione  che s’è emancipata farà  la fine di tutte le civiltà che si “liberarono”: sarà spazzata via dal mondo, perché ne è diventata un peso inutile. So  –  più che credere so – che l’uomo è fatto per servire Dio, e quando cessa,  viene sostituito. La Chiesa è diroccata e senza rifugio, siamo rimasti quattro gatti e la nostra fede non è minimamente sufficiente per affrontare i tempi, la crisi epocale e il Leone ruggente.

Però, posso testimoniare una cosa. Verissima. In questi tempi, con “questa”  Chiesa  in dissoluzione, con un cattolicesimo che ha rinunciato alla missione e preti che insegnano la “pastorale ecumenica”  – ci son giovani che vengono chiamati. Vengono scelti ad uno ad uno, ricevono chiamate attraverso incontri e messaggi   che è impossibile raccontare – perché sono inequivocabilmente soprannaturali.  Ne ho conosciuto, nell’ultimo anno, almeno tre. Erano giovani perduti,  immischiati nei piaceri standard; giovani a cui nessuno ha mai parlato della fede (salvo un vecchia nonna) specificamente cattolica. Eppure,  dopo aver risposto alla chiamata, all’incontro con ua persona mai più  incontrata, essi riscoprono tutto: intendo tutto il cattolicesimo. Tradizionale, tomistico, liturgico e gregoriano,  quello abbandonato dalla Chiesa gerarchica.  Sono cattolici integrali. Uno di questi chiamati  m’è venuto a trovare  qualche settimana fa, adesso, sposato e con figli,   insegna (insegna!)  Tommaso d’Aquino, la  philosphia perennis, in una università spagnola: con santa faccia tosta e vera dottrina. La dottrina che chi l’ha chiamato,  gli deve aver insegnato.  Io ho un briciolino di fede, che non resisterà alla persecuzione. Ma vedo che Cristo sta chiamando uno per uno quelli che la ricostruiranno, in un futuro molto prossimo che io non vedrò;  sta  arruolando i commandos,  i martiri gloriosi, gli eroi virili – e qualche amazzone ferocissima –  dell’ultima battaglia.

Quindi, sono sereno. Ci sarà una civiltà, anche nel domani che non vedrò, dopo la catastrofe. I cristiani saranno forti allora.   Ci sarà un impero cristiano, come dicono alcune profezie – non una repubblica.  Un impero santo.  Non  una democrazia.

 Fonte: http://www.maurizioblondet.it/senza-cristo-crolla-la-civilta-solo-putin-lha-capito
Un mio commento personale.
 … perché manca a loro la cosa che il cristianesimo ha dato all’uomo: una causa non solo per la quale vivere, e per la quale morire, ma un codice morale con cui vivere tutti i giorni…. Il codice morale.
Non importa a quale religione uno appartenga. Le religioni e le ideologie creano un codice morale al quale attenerci con cui vivere tutti i giorni.
Senza codice morale mancano i riferimenti per poter fare le scelte. L’uomo ha bisogno di sapere come scegliere tra il “bene” ed il “male”.
Ecco che la famiglia non ha significato, (non è più un male separarsi…), nemmeno se ne parla più in Parlamento, il centro delle azioni e della politica è diventato l’individuo con i suoi desideri più istintuali…. sesso, potere, ricchezza, competizione,…..e basta.
Sono ormai tanti anni che spero che qualcuno dall’esterno possa portare un codice morale, speravo nell’Europa ma è anche peggio, ora l’unica possibilità è che ci estinguiamo…
Come ogni impero ci sono sempre tre fasi l’ascesa dove troviamo un ferreo codice morale, la fase di assestamento dove il codice morale scricchiola, e il declino dove non c’è alcun codice morale.
Tutto sta nel capire quanto durerà il declino.

PERSINO LONDRA è CONTRO IL TTIP. E NOI INVECE, OBBEDIAMO

PERSINO LONDRA è CONTRO IL TTIP. E NOI INVECE, OBBEDIAMO.

La buona notizia: subito dopo la visita di Obama che ha ordinato di non uscire dall’Europa, il numero degli inglesi che voteranno il Brexit è diventato maggioranza. E’ la prima volta, secondo i sondaggi. Ma non è tutto ‘merito’ del mezzo-kenyota (come l’ha chiamato il sindaco della capitale Boris Johnson). E’ che è ora pubblico il rapporto della London School  of Economics sugli effetti del TTIP, il trattato transatlantico. Lo studio l’aveva commissionato Cameron, sperando di trovarvi argomenti per la sua propaganda atlantista. Dopo averlo  letto, l’ha secretato. E’ stato costretto  a  rilasciarlo  in base al Freedom Of Information Act (un tipo di legge sulla libertà d’informazione che in Italia non esiste) su istanza giudiziaria di  Global Justice Now, un gruppo di cittadini attivi.

La London School (LSE) è una storica università  imperiale, una delle centrali dell’ortodossia liberale, ovviamente pro-governativa,  mica un sito alternativo. Ebbene: la sua valutazione del TTIP è devastante. Per il Regno Unito, dice chiaro, l’introduzione del Trattato transatlantico “configura moltissimi rischi e quasi nessun beneficio”.

L’istituto – che è una voce autorevolissima –  punta il dito specificamente sulle camere arbitrali,  i tribunali (privati e segreti) istituiti dal Trattato, davanti a cui le multinazionali possono trascinare gli Stati, protestando che certe leggi ostacolano il suo business, e quindi la libera concorrenza. Fra gli esempi, il LSE ne ricorda alcuni: l’Australia querelata dalla Philip Morris per aver imposto per legge pacchetti anonimi; la Philip Morris che denuncia l’Uruguay per aver questo stato messo un annuncio del tipo “Il fumo danneggia la salute” sui pacchetti.

Esempi più sinistri ancora: l’Argentina denunciata e condannata per avere bloccato i prezzi  delle bollette elettriche,  a protezione dei cittadini consumatori, durante il tragico collasso economico.  La Veolia, la multinazionale francese che gestisce i servizi di acqua, energia e nettezza pubblica, la quale ha avuto lo stomaco di denunciare l’Egitto per aver introdotto il salario minimo, cosa che secondo la ditta la danneggia.

Non potrebbe essere più chiaro: non è capitalismo, è il ritorno alla legge della jungla.

Il Regno Unito, che nonostante il suo liberismo mantiene una legislazione sociale robusta, si troverebbe in modo permanente sul banco degli accusati, soggetto a multe e punizioni e obbligato a cambiare punti essenziali del diritto. “C’è motivo – dice il LSE – di aspettarsi che il trattato UE-USA imporrà costi significativi al governo. Basandoci sull’esperienza del Canada nel NAFTA [il trattato pan-americano gemello del TTIP], ci dobbiamo attendere che le clausole di “protezione dell’investitore” [del TTIP]  saranno regolarmente invocate da investitori USA per atti del governo  del Regno che di norma non sono contestabili secondo il diritto nazionale”.  Per cui, continua l’Istituto con tipico understatement, “si ha poco motivo di ritenere che [il Trattato] darà al Regno Unito benefici di qualche significato.  Si ha scarso motivo di credere che darà al Regno Unito benefici politici significativi”

Chi vuole leggere l’intero studio, lo trova qui:

http://www.globaljustice.org.uk/news/2016/apr/25/foia-reveals-governments-assessment-ttips-corporate-courts-%E2%80%93-lots-risks-and-no

Né vantaggi economici, né politici. A questo punto bisogna chiedersi perché i “nostri” governanti  europei, quelli che in qualche modo abbiamo eletto a rappresentarci, stiano ancora operando sottobanco – in combutta con Bruxelles – per ingabbiarci nel TTIP. Qui evidentemente obbediscono ad ordini che superano persino il livello del  presidente USA,  quello che può essere sbeffeggiato mezzo-kenyota;  un ridicolo personaggio che fra pochi mesi non conterà più nulla  (in Italia, laudatissimo  fino alla fine  dal Partito Radicale, il più americano dei gruupuscoli).

Ha detto alla Merkel che accogliendo milioni di profughi “è nella parte giusta della storia” un tizio, pateticamente fallito, che fra un anno sarà nella  discarica della storia.  Non è certo lui ad avere la forza propria per ordinare agli europei quel che ha ordinato: accelerare l’approvazione del TTIP, continuare le sanzioni contro la Russia, dare più soldi alla NATO impegnata in rotta  bellica contro Mosca.

Obama e i suoi successi

Eppure la Merkel , Hollande, Renzi hanno accettato tutti i diktat senza  un’obiezione (solo Hollande, incredibile, ha piagnucolato che è difficile far passare il TTIP senza revisioni:  dato  lo stato di rivolta dei francesi, è comprensibile).  La Merkel soprattutto:  in calo  elettorale, col disastro della “accoglienza”   che ha mostrato la stupidità della sua leadership,  e destabilizzao   la UE; con la maggioranza dei tedeschi che vogliono la fine delle sanzioni anti-russe secondo tutti i sondaggi; con la sorella Austria che alza le barriere per non essere invasa, e dà  una simbolica maggioranza al partito “xenofobo”  –  non ha certamente alcun vantaggio, né economico né politico, da riscuotere  per il suo servilismo. Lei, da sempre ossessionata dai sondaggi, fa’ harakiri politico  pur di obbedire alla Forza Oscura che dirige i destini poltici d’Europa.

Nelle settimane scorse, la Commissione europea ha continuato l’inglobamento di fatto dell’Ucraina –  sta abolendo i visti – all’indomani del referendum dove il 64% degli olandesi ha detto NO.  “La gente vota per qualunque cosa, ma di rado sul tema del referendum”,  ha schernito quel risultato Martin Schulz, il presidente del palamento europeo:  Schulz ha  il fiato pesante di totalitarismo, si sente troppo  che  sta obbedendo alla Forza.  Sui paesi che hanno elevato controlli per non essere invasi dagli immigrati,   lo stesso personaggio ha parlato con spregio di “ricchi che abitano da qualche parte e chiudono la porta”, di “egoisti, di nazionalismo che non è che un egoismo allargato”. Ora, chiamare “ricchi” gli ungheresi, è veramente odioso. E ciascuno è in grado di notare come Schulz usi gli stessi argomenti e lo stesso disprezzo del primo Papa la cui elezione è  stata salutata con trionfo dalla Massoneria.

Ad Hannover, investita da una colossale manifestazione anti TTIP, la Merkel s’è accordata con Obama di approvare e far approvare dagli europei il TTIP entro l’anno.  Bruxelles ha di nuovo aperto alle sementi e ai pesticidi Monsanto.  Nessuna protesta dei “nostri governanti”  contro il fatto che gli Stati Uniti, in Siria, hanno violato il cessate-il-fuoco e stanno fornendo armamento eccezionalmente pericoloso per l’aviazione russa:  come ha rivelato la rivista Janes’s, inglese, un’autorità nel suo genere e non certo anti-occidentale.

http://www.janes.com/article/59374/us-arms-shipment-to-syrian-rebels-detailed

A quale Forza obbediscono? Non si può qui evocare che il celebre detto del banchiere James Warburg (1896-1969), membro del Council on Foreign Relations  al Senato americano: “Avremo un governo mondiale, che vi piaccia o no. La sola questione che si pone è di sapere se questo governo mondiale sarà stabilito col consenso o con la forza ”

Ma la colpa finale non pesa sui “nostri” governanti. Pesa su di noi, passivi incapaci di difendere i principii della libertà e della dignità. Il totalitarismo del 21mo secolo ci è sopra,  e noi “vigiliamo” sì, ma contro il Nazismo, il “fascismo”, l’autoritarismo, la “xenofobia”….. Come ci ha prescritto il loro Mattarella.  E Schulz, e El Papa.

Forse si salveranno gli inglesi. E forse, anche noi.

L’articolo PERSINO LONDRA è CONTRO IL TTIP. E NOI INVECE, OBBEDIAMO. è tratto da Blondet & Friends, che mette a disposizione gratuitamente gli articoli di Maurizio Blondet assieme ai suoi consigli di lettura.

Fonte: http://www.rischiocalcolato.it/2016/04/persino-londra-e-contro-il-ttip-e-noi-invece-obbediamo.html

Concetto di libertà e democrazia – come resistere al condizionamento – parte seconda

Facciamo un passo indietro. Le persone possono essere felici senza tutti questi beni? Sono i beni che portano alla felicità? o invece portano ad una soddisfazione temporanea ed immediata di un bisogno condizionato che appena finito l’effetto porta ad un altro bisogno condizionato da soddisfare?

La felicità appartiene alla sfera del trascendente per quanto riguarda la sua sostanza definitiva, oggetto della ricerca dell’individuo. Essa però possiede a sua volta un fondamentale caposaldo nella condizione immanente dell’io, frutto della soddisfazione di bisogni primari dovuti agli istinti e agli impulsi biologici quali ad esempio la fame, il sonno, l’appagamento sessuale. Essi possono essere considerati come parte integrante della felicità, ma non come unica costituente della stessa. I bisogni biologici creano una condizione di attesa e di infelicità che tende a risolversi nel momento in cui si appaghi il proprio bisogno primario: l’appagamento ottiene una condizione di serenità e di tranquillità che produce felicità biologica, identificabile con il piacere, la quale influenza anche le altre componenti come la psiche e lo spirito, ciononostante l’appagamento biologico è sottoposto ad una temporaneità irrevocabile, frutto del continuo ripresentarsi di pulsioni e istinti dopo il breve periodo di compimento degli stessi. Relegare la felicità solo al piano biologico, significa dipendere unicamente dai bisogni biologici e non andare oltre, condizione questa di un susseguirsi ciclico che ritorna su se stesso.

La felicità può essere considerata come il provare ciò che esiste di bello nella vita. Non è un’emozione oggettiva, né è casuale come un evento del destino, ma è una capacità individuale da scoprire. Come insegna la cultura popolare (ad esempio nel famoso proverbio “Meglio un uovo oggi che una gallina domani”), la felicità non è un inseguimento dei sogni futuri, ma al contrario è il cercare di godere di quello che si possiede nel presente. Spesso i cosiddetti “falsi idoli” (ovvero i soldi, il benessere corporale, la fama, il successo, il potere) sono considerati fonte di felicità, ma secondo talune teorie questo atteggiamento crea solamente più ansia che è in contrasto con lo stato della felicità. Il raggiungimento di un falso idolo può provocare solo una gioia effimera, poiché più si conquista una cosa più ne cresce il desiderio.

Una persona media del nostro continente occidentale lavora, per la maggior parte chiusa in un ufficio, davanti ad un monitor, per 8-10-12 ore al giorno, dipende dal suo grado di dipendenza al sistema. Entra al mattino presto ed esce che è già buio in inverno … Quando finisce entra in un’alta scatola (la casa), magari messa sopra o inserita in un’altra moltitudine di scatole… cena mangiando quello che trova e si rimette davanti ad un altro monitor che lo condiziona dicendogli quello che è meglio per lui, quello che deve comprare per essere accettato dagli altri massificati …

Non si accorge dei propri figli, se non quando gli chiedono qualcosa, non si accorge delle stagioni, non si accorge di nulla… si accorge solo quando il sistema lo elimina perchè ormai troppo vecchio per produrre… allora spaesato come non mai per tutto quel tempo libero si ammala e poi muore…

Il sistema è riuscito a farci rinunciare alla cosa più preziosa che abbiamo il tempo libero…

Per cambiare questo modello alcuni anni fa abbiamo fatto delle scelte.

Fuori dalla città: in città non si riescono a costruire relazioni umane di reciproco aiuto… ognuno pensa esclusivamente ai propri interessi.

Siamo andati a vivere in una contrada. 32 residenti. Ed incredibilmente si fanno molte cose assieme, l’orto, il formaggio, i salami, ci si scambiano aiuti in tutte le cose che servono, si condividono momenti tutti assieme, una comunità che pensavo non esistesse…

Siamo andati a vivere in una casa con un terreno… vediamo gli uccelli fare il nido, talvolta qualche animale selvatico, vediamo crescere gli alberi, i fiori, i frutti raccolti dalla pianta e mangiati al momento, le cagne che hanno fatto i cuccioli, vediamo le stagioni meravigliose di questa terra…

Abbiamo un progetto di autosufficienza e sostenibilità… dal mio punto di vista le persone devono avere un progetto a lungo termine nel quale investire la propria vita.

Abbiamo rinunciato ad un sacco di comodità (molti in famiglia non sono d’accordo…) ma questo ci permette di non dare per scontato nulla…

Abbiamo fatto delle scelte di reddito limitato in cambio del tempo libero …

Chiaramente per il momento è tutto un grande caos…. ai figli non interessa il progetto, alla moglie poco, l’orto produce poco o niente, l’autosufficienza energetica è ancora un miraggio, i soldi non bastano mai…

Ma ogni giorno sento che questa è l’unica strada percorribile, ogni giorno sento che la mia vita ha un senso, ogni giorno vivo.

 

 

Concetto di libertà e democrazia – La fine della diversità di pensiero – parte prima

Stavo seguendo vari dibattiti radiofonici dove si valutavano i pochi regimi autoritari ancora esistenti e quanto questi siano senza democrazia e libertà.

Prendo spunto dalle parole di un film per esprimere il mio pensiero:

“Perché siete tanto anti-dittatori? Immaginate America come dittatura: potreste lasciare a uno per cento di popolo tutta ricchezza di nazione, potreste fare vostri amici ricchi più ricchi tagliando loro tasse e pagando cauzione quando perdono al gioco. Potreste ignorare esigenze di poveri come salute e istruzione! Vostri media sembrerebbero liberi, ma segretamente controllati da una persona e da sua familia! Potreste intercettare telefoni! Potreste torturare stranieri prigionieri! Potreste avere elezioni truccate! Potreste mentire su perché vai a fare guerra! Potreste riempire le prigioni con un gruppo razziale di un certo tipo e nessuno protesterebbe! Potreste usare i media per spaventare il popolo, in modo che appoggi politica che va contro i loro stessi interessi! Lo so che è difficile per voi americani da immaginare, ma provateci, dai! (Generale Aladeen)”

Per libertà s’intende la condizione per cui un individuo può decidere di pensare, esprimersi ed agire senza costrizioni, ricorrendo alla volontà di ideare e mettere in atto un’azione, mediante una libera scelta dei fini e degli strumenti che ritiene utili a realizzarla.

Secondo una concezione non solo kantiana, la libertà è una condizione formale della scelta che, quando si tramuterà in atto, in azione concreta, risentirà necessariamente dei condizionamenti che le vengono dal mondo reale, sottoposto alle leggi fisiche necessitanti, o da situazioni determinanti di altra natura.

Ecco questo è il punto noi siamo stati manipolati per credere di essere liberi…

Ma chi ci manipola? il sistema. Cioè un’unità funzionale costituita da più parti interagenti. Le multinazionali, che hanno come unico obiettivo il profitto ai propri soci e che hanno mezzi finanziari e capitali maggiori di molti stati; i governi, ormai emanazione delle multinazionali, il modello capitalistico con la massimizzazione del profitto e del mercato senza regole.

Siamo schiavi inconsapevoli che lavorano fino alla morte incanalati in ideali inesistenti costruiti da quelli che ci vogliono schiavi.

Sono affezionato alla teoria che alla base di tutto ci sia la natura umana: infatti i sostenitori della tesi del Capitalismo perenne affermano che il continuo tentativo di migliorare le proprie condizioni di vita (e quindi anche economiche) a discapito di altri soggetti o di altre comunità faccia parte del naturale comportamento dell’uomo e sono dunque convinti che il capitalismo – inteso come attitudine umana all’arricchimento personale o della propria comunità (generalizzando, il miglioramento delle proprie condizioni di vita) attraverso il concentramento di risorse universalmente limitate e quindi di valore – sia sempre esistito e continuerà a esistere, nonostante si sia manifestato sotto forme differenti nella storia.

Allora in questa ottica come si collocano il concetto di libertà e di democrazia?

La democrazia, ovvero il sistema di governo in cui la sovranità è esercitata, direttamente o indirettamente, dall’insieme dei cittadini che ricorrono ad una votazione, è un palliativo. Anche se fossimo liberi di votare chi vogliamo, i soli condizionamenti esterni posti da chi manipola i sistemi di comunicazione (mass media) farebbero scegliere il candidato più idoneo al sistema. E’ veramente difficile in un sistema condizionato come questo diventare consapevoli delle manipolazioni alle quali siamo sottoposti. Ci hanno imposto lo smarthphone come status symbol e nessuno può farne a meno. Ai ragazzi fin dalle elementari passano solo modelli di consumo. Uno cresce davanti ad un monitor che gli fa da baby sitter e poi gli indica cosa comprare e quali cose sono giuste. Mente formattata.

E Tutto questo perchè ci deve essere maggiore crescita, maggior guadagno. Dobbiamo crescere. Se il PIL non cresce è un dramma. Nessuno si accontenta più. Bisogna allargare il mercato per le aziende, guadagnare di più per spendere di più ed avere più comodità, lavorare di più per avere sempre meno tempo libero.

Il concetto di famiglia, comunità (intesa come piccolo gruppo di persone che collaborano ed hanno uno stesso fine) sono disintegrati. Esiste solo l’individuo. IO ERGO SUM. Il massimo per il mercato è il singolo. Più sei solo e disgregato più consumerai.

La libertà quindi che abbiamo in questo sistema condizionante in cosa si differenzia dalla libertà dei regimi autoritari? Ad ognuno la risposta. Una cosa è certa comunque. I regimi autoritari in un certo qual modo tentavano di contrastare con proprie idee il sistema economico capitalistico e quindi erano nemici da abbattere.

Se penso a  Mu’ammar Gheddafi, Bashar al-Assad, Saddam Hussein, e a molti altri come loro, ognuno di loro aveva costruito un paese solido, ricco, con sicurezza, cultura, rispetto del passato, salute, … Mancava la libertà? Ma se noi chiedessimo ai popoli ai quali abbiamo esportato la nostra libertà e democrazia se preferissero la dittatura di prima o questa libertà cosa risponderebbero?

Per i popoli ancora non soggiogati al capitalismo si usano le armi per imporre la nostra democrazia, per tutti gli altri la guerra viene fatta in maniera meno evidente ma con lo stesso obiettivo di cancellazione delle identità nazionali e locali.

Non sono certo a favore delle dittature sanguinarie ma mi rendo conto che il nostro sistema è ancora peggio perchè fa le stesse cose ma nasconde il braccio. Gli interessi che vengono rappresentati dal sistema nel quale siamo immersi non hanno nulla a che fare con i valori del rispetto della persona umana. Tutto si basa su interessi economici. La persona umana, la comunità, la polis sarebbe dovuta essere al centro di una Res Politica non solo un mezzo per raggiungere altri scopi di arricchimento ed egemonia. La prima definizione di “politica” (dal greco πολιτικος, politikós) risale ad Aristotele ed è legata al termine “polis”, che in greco significa città, la comunità dei cittadini; secondo il filosofo, “politica” significava l’amministrazione della “polis” per il bene di tutti.

Ma poi in pratica in cosa consisterebbe la nostra libertà? Nella libertà di scegliere cosa? Da uno studio dell’associazione commercialisti di Rimini la pressione fiscale sulle persone fisiche arriva al 52,2 % . Quindi noi lavoriamo fino a Giugno solo per pagare lo stato. Ma a fronte di cosa? Quali servizi ci vengono offerti dallo stato? Istruzione? Ordine Pubblico? Trasporto pubblico? Infrastrutture? Salute?… e ancora libertà di scegliere cosa? finanziamento pubblico ai partiti? modello elettivo delle camere? presenza militare all’estero? politiche di globalizzazione ed accordi commerciali internazionali? ….

La nostra è una democrazia rappresentativa. Infatti gli eletti rappresentano se stessi e quei poteri che li hanno messi li per poter condizionare le poche ultime decisioni che devono prendere.

Come in ogni civiltà c’è un periodo di espansione, un periodo di stabilità ed un periodo di declino, mi sembra che per la nostra si sia imboccato il declino. Non ci sono più valori fondanti, non ci sono più ideali, non c’è alcun senso di appartenenza, non c’è alcuna lotta per raggiungere un traguardo. Ci siamo globalizzati.

Un pomeriggio con mia moglie entriamo in un negozio di intimo. Alla cassa due commesse parlano “…. sai qual’è il cibo in assoluto che andrei a mangiare quando proprio voglio mangiare bene? No, quale?  un hamburger….”

 

La Russia accelera l’uscita dal dollaro

F. William Engdahl New Eastern Outlook 05/12/2015
goldcore_bloomberg_chart5_19-11-14Da tempo Cina e Federazione Russa hanno capito, così come altre nazioni, che il ruolo del dollaro come principale valuta di riserva mondiale è il loro tallone d’Achille economico. Finché Washington e Wall Street controllano il dollaro, e finché la maggior parte del commercio mondiale richiede dollari per i pagamenti, le banche centrali come quelle di Russia e Cina saranno costrette ad accumulare dollari sotto forma di “obbligazioni” del debito del Tesoro USA, come riserva di valuta per proteggere le economie dalla guerra valutaria che la Russia ha subito a fine 2014, quando l’appropriatamente denominato ufficio su terrorismo e intelligence finanziaria del Tesoro degli Stati Uniti e Wall Street scaricarono il rublo con l’accordo USA-Arabia Saudita per far crollare i prezzi mondiali del petrolio. Ora Russia e Cina sono dirette verso l’uscita dal dollaro. Il bilancio dello Stato della Russia dipende fortemente dai profitti delle esportazioni di petrolio. Ironia della sorte, a causa del ruolo del dollaro, le banche centrali di Cina, Russia, Brasile e altri Paesi diametralmente opposti alla politica estera degli USA, sono costrette a comprare debito del Tesoro USA in dollari, di fatto finanziando le guerre di Washington, con cui mira a danneggiarli. Ciò sta cambiando. Nel 2014 Russia e Cina firmarono due accordi colossali 30ennali sul gas russo per la Cina. I contratti hanno precisato che lo scambio sarà in rubli e renminbi, non in dollari. È l’inizio di un processo accelerato della de-dollarizzazione in corso oggi.
Renminbi nelle riserve russe
Il 27 novembre la Banca Centrale della Russia annunciava di annettere il renminbi cinese nelle riserve ufficiali della banca, per la prima volta. Al 31 dicembre 2014, la banca centrale della Russia aveva riserve costituite per il 44% da dollari, il 42% di euro e la sterlina inglese per poco più del 9%. La decisione d’includere renminbi o yuan nelle riserve ufficiali della Russia aumenterà l’uso dello yuan nei mercati finanziari russi, a scapito del dollaro. Lo yuan ha iniziato a essere commercializzato come valuta, anche se non ancora pienamente convertibile in altre, nella Borsa di Mosca dal 2010. Da allora il volume delle compravendite yuan-rublo è cresciuta enormemente. Nell’agosto 2015 i cambiavalute russi e le aziende acquistarono 18 miliardi di yuan, circa 3 miliardi di dollari, con un aumento del 400% rispetto all’anno precedente.
Il rublo d’oro è in arrivo
Ma le azioni di Russia e Cina per sostituire il dollaro quale valuta di mediazione negli scambi commerciali, un commercio il cui volume è notevolmente aumentato dalle sanzioni di USA e UE nel marzo 2014, non sono le ultime. L’oro è in procinto di un drammatico ritorno sulla scena monetaria mondiale da quando Washington unilateralmente stracciò il trattato di Bretton Woods, nell’agosto 1971. A quel punto, su consiglio dell’emissario personale di David Rockefeller al Tesoro, Paul Volcker, Nixon annunciò che Washinton si rifiutava di onorare gli obblighi del trattato rimborsando i dollari detenuti all’estero con l’oro della banca centrale degli Stati Uniti. Da quel momento, voci insistettero che di fatto le casseforti di Fort Knox siano vuote; se ciò venisse verificato, significherebbe la fine del dollaro come valuta di riserva. Washington sostiene categoricamente che la Federal Reserve possiede 8133 tonnellate di riserve auree. Se fosse vero, sarebbe di gran lunga superiore alla seconda, la Germania, le cui riserve auree ufficiali sono indicate dal FMI a 3381 tonnellate. Nel 2014 un evento bizzarro emerse alimentando i dubbi sulle statistiche ufficiali dell’oro statunitense. Nel 2012 il governo tedesco chiese alla Federal Reserve di restituire alla Bundesbank, la banca centrale tedesca, l’oro “in custodia” della FED. Scioccando il mondo, la banca centrale statunitense rifiutò di restituire alla Germania il suo oro, con la flebile scusa che la Federal Reserve “non poteva distinguere i lingotti tedeschi da quelli degli Stati Uniti…” Forse dobbiamo credere ai revisori dell’US Federal Reserve per cui l’oro fu escluso dai tagli al bilancio degli Stati Uniti? Nello scandalo che ne seguì, nel 2013, gli Stati Uniti rimpatriarono 5 misere tonnellate di oro tedesco a Francoforte e annunciarono di dover attendere il 2020 per completare il richiesto rimpatrio delle 300 tonnellate. Altre banche centrali europee iniziarono a riprendersi il loro oro dalla FED, sempre più sfiduciati verso la banca centrale statunitense. In tale dinamica, la banca centrale della Russia accumulò drammaticamente le riserve auree ufficiali, negli ultimi anni, dato che la crescente ostilità con Washington s’era accelerata di molto. Dal gennaio 2013, l’oro ufficiale della Russia è aumentato del 129%, arrivando a 1352 tonnellate al 30 settembre 2015. Nel 2000, alla fine del decennio del saccheggio degli Stati Uniti della Federazione Russa, durante i bui anni di Eltsin, le riserve auree della Russia erano pari a 343 tonnellate. Le casseforti della Banca centrale russa che, al momento della caduta dell’Unione Sovietica nel 1991 avevano circa 2000 tonnellate di oro ufficialmente, furono spogliate durante il controverso mandato del capo della Gosbank, Viktor Gerashenko, che disse a una Duma sorpresa che non sapeva spiegare dove fosse l’oro russo. Oggi è un’epoca diversa di certo. La Russia ha di gran lunga sostituito il Sudafrica come terzo Paese per miniere d’oro al mondo e per tonnellate annue estratte. La Cina è la numero uno. I media occidentali hanno propagandato molto il fatto che le sanzioni finanziarie guidate dagli Stati Uniti abbiano ridotto in modo significativo le riserve di dollari della banca centrale russa. Ciò che non segnalano è che la banca centrale in Russia ha acquistato oro, molto oro. Le riserve della Russia in dollari USA si sono ridotte recentemente, per le sanzioni, di 140 miliardi dal 2014, in parallelo al crollo del 50% del prezzo del petrolio, ma la disponibilità di oro è aumentata del 30% dal 2014, come indicato. La Russia detiene il maggior numero di once d’oro per gli exchange-traded funds (ETF). Solo a giugno, aggiunse il 12% della produzione mondiale annuale delle miniere d’oro, secondo seekingalpha.com. Il governo russo adottò la proposta molto sensata dell’economista russo e consigliere di Putin, Sergej Glazev, vale a dire che la Banca Centrale di Russia acquistasse ogni singola oncia di oro russo estratto ad un prezzo interessante in rubli, garantendosi l’aumento delle riserve auree dello Stato, evitando anche che la Banca Centrale comprasse oro sui mercati internazionali in dollari.
La bancarotta dell’egemone
Alla fine degli anni ’80, osservando la grave crisi bancaria degli Stati Uniti assieme al netto declino del loro ruolo, dal dopoguerra ,di nazione industriale leader mondiale e alle multinazionali degli Stati Uniti che esportavano la produzione nei Paesi dai bassi salari come Messico e Cina, gli europei cominciarono a concepire una nuova moneta per sostituire il dollaro come riserva e creare gli Stati Uniti d’Europa per rivaleggiare con l’egemonia statunitense. La risposta europea fu la creazione del trattato di Maastricht al momento della riunificazione della Germania, agli inizi degli anni ’90. La Banca centrale europea e l’euro più tardi, costruiti dall’alto e gravemente compromessi, ne furono il risultato. Una sospetta scommessa vincente da miliardi di dollari dello speculatore degli hedge fund George Soros, nel 1992, contro la Banca d’Inghilterra e la parità della sterlina, respinse Regno Unito e City di Londra dall’emergente alternativa europea al dollaro. Qualcuno ci guadagnò facilmente con gli stessi hedge fund colpendo l’euro nel 2010 attaccandone il tallone d’Achille, la Grecia, seguita da Portogallo, Irlanda, Italia, Spagna. Da allora l’Unione europea, obbiettivo di Washington e incatenata alla NATO, non minaccia più l’egemonia statunitense. Tuttavia, sempre dal 2010, mentre Washington tentava d’imporre la Full Spectrum Dominance del Pentagono sul mondo sotto forma dei cosiddetti cambi di regimi arabi manipolati dalla Tunisia all’Egitto alla Libia e ora, con scarsi risultati, in Siria, Cina e Russia si sono avvicinate. L’alternativa russo-cinese al dollaro, sotto forma di rublo d’oro e renminbi o yuan d’oro, potrebbero avviare la reazione a catena dell’uscita dal dollaro statunitense, e quindi avviare un serio declino nella capacità degli Stati Uniti di utilizzare il dollaro quale riserva per finanziare le guerre con i soldi altrui. Ciò potrebbe avvantaggiare un mondo in pace rispetto alle guerre dell’egemone perdente, gli Stati Uniti.5F. William Engdahl è consulente di rischio strategico e docente, laureato in Scienze Politiche all’Università di Princeton, è autore di best-seller su petrolio e geopolitica, in esclusiva per la rivista online “New Eastern Outlook“.
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

Chi era Ivan Illich

Ripensare la crisi con le intuizioni di Ivan Illich di Aldo Zanchetta – 07/12/2011

Fonte: il cambiamento

“Illich era un pensatore radicale, nel senso che andava alla radice delle cose. E possedeva, come qualcuno ha scritto in un suo necrologio, uno sguardo laser, capace di leggere nel tempo futuro le conseguenze delle scelte di oggi”. Forse per questa sua dote, fin dagli anni ’70 Ivan Illich aveva pronosticato il collasso del sistema industriale dominante. Ripensiamo la crisi con le sue intuizioni.

ivan illich
Fin dagli anni ’70 Ivan Illich aveva pronosticato il collasso del sistema industriale dominante

Ivan, l’amico conviviale

2 dicembre 2011, IX anniversario della morte di Ivan Illich

Da 6 anni, nel giorno dell’anniversario della morte alcuni amici di Ivan si ritrovano a Bologna nell’incontro “Strumenti per la convivialità”. Al di là dei discorsi e delle analisi, la ‘convivialità’ di questo ritrovarsi è ciò di cui Ivan sarebbe stato contento, desideroso come era di ‘farsi sorprendere’ dall’incontro con l’altro, concreto, reale, sempre imprevedibile e perciò inebriante.

Una delle partecipanti ha sottolineato, a incontro concluso, la straordinaria capacità di chi questi incontri ha fatto nascere 6 anni or sono, Salvatore – che ringrazio – capace di mettere insieme in un clima di allegra condivisione frugale persone tanto diverse. Amicizia nel nome di Illich, riflessioni condivise, desco vernacolare (un fiasco di buon vino e un piatto di spaghetti, diceva Ivan, erano essenziali per una ‘tavola conviviale’ attorno alla quale riunirsi per confrontare idee anche diverse ma sempre nel rispetto reciproco e nel rigore intellettuale). Questa la ricetta.

Chi voleva poteva portare all’incontro una riflessione su un tema illichiano, da proporre per la discussione. Personalmente ho scelto come tema la ‘crisi’. Riporto qui alcuni frammenti di un discorso ovviamente più ampio, forse utili in questo che probabilmente è un vero passaggio d’epoca.

crisi economica
“La crisi di cui io descrivo la prossima venuta non è interna alla società industriale, bensì riguarda il modo di produzione industriale in se stesso”

Illich, l’’archeologo’ del sapere

Fin dagli anni ’70 Illich aveva pronosticato il collasso del sistema industriale dominante, inevitabile date le premesse su cui si era basato: “nelle storture e nelle ipertrofie intervenute nel linguaggio, nel diritto, nei miti e nei riti, in quest’epoca nella quale uomini e prodotti sono stati assoggettati alla pianificazione razionale” ovvero al “monopolio del modo di produzione industriale” [1].

“Crisi globale […] da non confonderla con una crisi parziale, interna al sistema”, scriveva. E aggiungeva (1973!): “Oggi si prova ancora a turare le falle dei singoli sistemi. Nessun rimedio funziona, ma si dispone ancora dei mezzi per permetterseli tutti, uno dopo l’altro. I governi si applicano alla crisi dei servizi pubblici, a quella dell’educazione, dei trasporti, del sistema giudiziario, della gioventù. Ciascun aspetto della crisi globale è separato dagli altri, spiegato in maniera autonoma e trattato a sé [2].

Questo perché “le ideologie oggi correnti mettono in luce le contraddizioni della società capitalista, ma non forniscono il quadro necessario per analizzare la crisi del modo di produzione industriale. Mi auguro che un giorno si arrivi a formulare una teoria generale dell’industrializzazione abbastanza rigorosa da reggere all’assalto della critica”.

Egli non confondeva le contraddizioni che volta a volta emergevano nel sistema con la Grande Crisi incombente, che sarebbe arrivata improvvisa e inattesa anche se prevedibile.

“La crisi di cui io descrivo la prossima venuta non è interna alla società industriale, bensì riguarda il modo di produzione industriale in se stesso. Questa crisi obbligherà l’uomo a scegliere tra gli strumenti conviviali e l’essere stritolato dalla megamacchina, tra la crescita indefinita e l’accettazione di limiti multidimensionali”.

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Illich era un pensatore radicale, nel senso che andava alla radice delle cose

Illich, il pensatore radicale

Illich era un pensatore radicale, nel senso che andava alla radice delle cose. E possedeva, come qualcuno ha scritto in un suo necrologio, uno sguardo laser, capace di leggere nel tempo futuro le conseguenze delle scelte di oggi. Un profeta, ha detto qualcuno all’incontro. Direi piuttosto un indagatore minuzioso della realtà, un archeologo delle idee e dei comportamenti di cui ripercorreva il cammino nella storia evidenziandone le trasformazioni e prevedendone il punto di arrivo [3].

“Bisognerebbe essere indovini per predire quale serie di eventi svolgerà il ruolo del crollo di Wall Street e scatenerà la crisi incombente; ma non occorre essere geni per prevedere che si tratterà della prima crisi mondiale non più localizzata dentro il sistema industriale, ma che metterà in gioco il sistema in sé. Assai presto accadrà un fatto che avrà la conseguenza di congelare la crescita dell’attrezzatura. Venuto quel momento, il fragore del crollo obnubilerà gli spiriti e impedirà di comprenderne il senso [4]”.

Nel ’78, in Disoccupazione creativa [5] esaminava i modi di reazione alla crisi già allora in atto, e ripetuti oggi: “Il vocabolo crisi indica oggi il momento in cui medici, diplomatici, banchieri e tecnici sociali di vario genere prendono il sopravvento e vengono sospese le libertà. Come i malati, i Paesi diventano casi critici. Crisi, parola greca che in tutte le lingue moderne, ha voluto dire ‘scelta’ o ‘punto di svolta’, ora sta a significare: ‘Guidatore, dacci dentro!’. Evoca cioè una minaccia sinistra, ma contenibile mediante un sovrappiù di denaro, di manodopera e di tecnica gestionale [6] .

E aggiungeva: “Così intesa, la crisi torna sempre a vantaggio degli amministratori e dei commissari […] La crisi intesa come necessità di accelerare non solo mette più potenza a disposizione del conducente, e fa stringere ancora di più la cintura di sicurezza dei passeggeri”..

Ma Ivan non esercitava la critica fine a se stessa; egli era fortemente impegnato nello scrutare le possibili soluzioni, nel cercare i fondamenti di una ‘ricostruzione conviviale’ della società, dopo la sbornia iperproduttivista e iperconsumista. Per lui la catastrofe che vedeva addensarsi avrebbe potuto essere convertita in crisi, interpretando positivamente la parola nel suo significato originale, “crisi non ha necessariamente questo significato. Non comporta necessariamente una corsa precipitosa verso l’escalation del controllo. Può invece indicare l’attimo della scelta, quel momento meraviglioso in cui la gente all’improvviso si rende conto delle gabbie nelle quali si è rinchiusa e delle possibilità di vivere in maniera diversa [7].

Di fronte allo starnazzare sull’equità dei provvedimenti che si stanno prendendo in questi giorni, che equi non sono, la sua preoccupazione di nuovo era più radicale: “riattrezzare la società contemporanea con strumenti conviviali e non più industriali comporta uno spostamento d’accento nella nostra lotta per la giustizia sociale; comporta una subordinazione, in forme da trovare, dalla giustizia distributiva alla giustizia partecipativa”.

crisi
“Il vocabolo crisi indica oggi il momento in cui medici, diplomatici, banchieri e tecnici sociali di vario genere prendono il sopravvento e vengono sospese le libertà”

Illich e il suo lascito

Illich aveva sbagliato nei tempi, prevedendo la Grande Crisi assai più prossima. Ma aveva lavorato a una ‘cassetta degli attrezzi’ per quando fosse arrivata.

Jean Robert e Javier Sicilia, suoi ‘discepoli’, in occasione dell’incontro mondiale dei lettori di Illich del 2007, ricordando gli “anni di Cuernavaca, al CIDOC”, affermarono:

“Furono tempi di effervescenza intellettuale. Nei seminari e negli scritti di Illich si elaborarono concetti alcuni dei quali sono divenuti di dominio pubblico: la controproduttività, il monopolio radicale, la colonizzazione del settore informale, le associazioni di ‘cittadini colpiti in modo analogo’, i valori vernacolari, per citarne solo alcuni, senza dimenticare il più importante: il concetto stesso di ‘strumenti’. Si trattava di costituire ‘una cassetta di attrezzi’ intellettuali per i grandi dibattiti maturi di fine secolo”. Questi grandi dibattiti maturi hanno ritardato, però non sono divenuti meno necessari; per questo dobbiamo fare tesoro dello strumento critico elaborato allora. Ogni uomo moderno dovrebbe mettere in dubbio nel suo foro interiore le certezze moderne. Chi voglia farlo troverà gli strumenti nell’opera di Ivan Illich”.

Nota a margine. Dall’11 al 13 novembre l’associazione La ligne d’horizon (Les amis de François Partant) ha organizzato a Lione un seminario sul tema Uscire dall’industrialismo, mentre il prossimo fine anno a San Cristobal de Las Casas (Chiapas-Mx) presso il CIDECI si terrà il II Seminario di analisi “…planeta tierra: movimientos antisistemicos…”. Ad entrambi hanno partecipato o parteciperanno relatori facenti esplicito riferimento al pensiero di Ivan Illich (Per informazioni: Kanankil).

Note

1. La Convivialità, ediz RED, Como, 1993 pag. 9 (Riedito oggi da Boroli editore).
2. Ibid. pagg 132/133
3. Vedere la raccolta delle sue conferenze nel libro “Nello specchio del passato. Le radici storiche delle moderne ovvietà: pace, economia, sviluppo, linguaggio, salute, educazione”, pure riedito da Boroli.
4. Ibidem pag 133
5. Pure riedito da Boroli
6. Disoccupazione creativa, pag 10
7. Ibidem pag. 20

manifesto dei non sottomessi

È tempo di celebrazione. È giunta l’ora del cambiamento e possiamo celebrare assieme il nostro risveglio e le capacità che tra tutti e tutte possiamo mettere a disposizione. È tempo di celebrare la nostra speranza.
Celebriamo il risveglio. Uno dopo l’altro i sogni spezzati sono diventati incubi. I sogni dell’industrializzazione e dell’urbanizzazione, della crescita economica, dello sviluppo e del progresso. I sogni della American way of life e del capitalismo o del socialismo. Al risveglio l’orrore continuava ad essere lì. Ciascuna delle calamità naturali che ci colpiscono e che sono in aumento reca l’impronta di qualche irresponsabilità. Meno di cento persone possiedono più ricchezze materiali di tutti gli altri abitanti del mondo messi insieme. E continuano ad accumulare.

Il risveglio parte dal riconoscimento lucido, senza catastrofismi né riduzione a spettacolo, del fatto che le istituzioni dominanti sono in crisi.
* I sistemi educativi espellono più gente di quanta ne assorbano, generano spirito gregario, dipendenza e discriminazione e sminuiscono o dequalificano la produzione autonoma del sapere. Non preparano né per il lavoro né per la vita. I giovani “educati” dal sistema non troveranno certo l’impiego che sognavano: 7 su 10 non potranno mai lavorare nel settore per cui hanno studiato. E la scuola, sradicandoli e assorbendo il loro tempo e la loro attenzione, impedisce che imparino i saperi e le abilità che darebbero loro capacità di esistenza autonoma.
* I sistemi sanitari fanno ammalare e discriminano, castigano la libertà autonoma di guarire e incrementano assuefazioni e dipendenze che non possono soddisfare.
* I sistemi di comunicazione isolano, separano, manipolano e puntellano meccanismi di controllo castranti.
* I sistemi politici sono la negazione della democrazia, avvolgono di illusioni la struttura di dominazione e stimolano libertà che rendono schiavi, che generano prigionieri della dipendenza o dell’invidia, e nello stesso tempo legano mani, piedi e lingue e tappano narici, orecchi e occhi, per negare la violenza e il caos che in questo modo propiziano e per impedire iniziative.

Il risveglio ci permette anche di contare le nostre benedizioni. Ci sono ancora nelle città iniziative che ordiscono un tessuto di reciproco aiuto. Intere comunità vivono radicate nelle proprie tradizioni millenarie, nelle quali l’acqua è ancora considerata sacra e tutti hanno libero accesso ad essa secondo le regole proprie di un ambito comunitario. Da essi traggono ispirazione coloro che sono fuggiti verso il futuro, con la modernità. Per rimpiazzare gli spazi pubblici di oggi, impersonali e astratti, creano ambiti comunitari che raccolgono ed esprimono lo spirito del luogo. In queste sacche di resistenza le persone prendono nuovamente nelle proprie mani le decisioni che influenzano la loro vita e percorrono di nuovo le proprie strade.
Sappiamo che queste e molte altre benedizioni potrebbero scomparire. Ma è motivo di celebrazione constatare che l’impegno per salvarle sta crescendo fra i non sottomessi, i ribelli, gli scontenti o fra i cosiddetti poveri, che sono la maggioranza. Sanno che la guerra incessante scatenata contro di loro può privarli di sussistenza autonoma e condannarli alla miseria dipendente. Sanno anche che l’ondata devastatrice dell’avido sistema annienterà ogni impegno isolato. Per questo, organizzati per resistere, oggi trasformano la loro resistenza in lotte di liberazione. Fermi nella dignità dei propri ambiti, costruiscono catene di fiducia e solidarietà e coalizioni coi molteplici “noi” delle varie sacche di resistenza. Si costituiscono così reti di protezione che riflettono l’ampliarsi della dignità di ciascuno e delle sue relazioni con gli altri e con la natura e si trasformano passo a passo nel sostegno del mondo che stanno così re-inventando.
Le crisi hanno effetti drammatici sulla vita quotidiana, però rappresentano anche l’alba di una liberazione rivoluzionaria, che favorisce l’emancipazione dalle istanze che mutilano le libertà. Rivelano la natura e le debolezze del sistema dominante. Il capitale, ad esempio, ha più appetito che mai, ma non lo stomaco per digerire tutti quelli che vuole controllare.
L’equità e la libertà sono del tutto illusorie se la società si organizza intorno alle automobili e alle scuole e mantiene al centro della vita sociale lo sviluppo della sfera economica. Per sottrarsi alle crisi periodiche, frutto della voracità e dell’incompetenza, e ai danni causati dalla crescita economica, è giunta l’ora di proporsi la riduzione calcolata dell’economia ufficiale, ridimensionando la sfera che cresce come un cancro e favorendo l’espansione della sussistenza autonoma. Nel porre di nuovo la politica e l’etica al centro della vita sociale, subordinando ad esse l’attività economica, si sostituisce l’ossessione per la crescita economica con la visione di una società conviviale che garantisce a ciascuno libero accesso agli strumenti comunitari, il cui utilizzo vede come unica restrizione il non danneggiare la libertà di accesso degli altri.
Celebriamo la maturità tecnologica alla quale siamo arrivati. Sulla base dei mezzi tecnici attualmente disponibili tutti gli abitanti del mondo possono crearsi una vita buona, nei termini in cui in ogni luogo e in ogni cultura si definisce la buona vita. Ogni persona potrebbe avere accesso in misura sufficiente al cibo, al vestiario e all’ abitazione, se quei mezzi, alla portata di tutti e tutte, vengono impiegati in forma economicamente fattibile, socialmente giusta ed ecologicamente sensata, al di là delle ideologie fallimentari che hanno dominato il secolo XXesimo e del sistema la cui agonia semina ancora instabilità e caos.
L’ espansione della dignità è una sfida radicale ai sistemi esistenti, poiché l’autonomia creatrice scalza alla radice le strutture su cui è basata la dominazione. Le reazioni tendono ad essere violente e distruttrici e la trasformazione stessa impone sacrifici e sforzi. Sappiamo, inoltre, che rinunciare a miraggi e illusioni che offrono sicurezza e comodità e resistere alla pressione castrante del sistema non è facile. Però le difficoltà che intravediamo non ci fanno arretrare. Svegliarsi vuol dire anche recuperare la condizione umana e l’arte di soffrire, godere e morire di cui facciamo tesoro, trasformando il nostro scontento in affermazione dell’arte di vivere con dignità.
Le crisi attuali sono tutte crisi di grandi dimensioni, perché le attività economiche e politiche hanno oltrepassato la scala umana. Sono prodotto dell’arroganza e attirano il loro stesso castigo. Con la piena coscienza dei limiti naturali e sociali, al fine di combattere contro la scala oceanica delle grandi potenze nazionali e dei mercati comuni, si può costruire una rete di argini vernacolari fra loro interconnessi, entro i quali operino forme di scambio locale molto autosufficienti. In essi non potranno aver luogo le ondate devastatrici che caratterizzano gli avvenimenti odierni.
Questi argini cominciano a riflettere la misura in cui si recupera il senso della proporzione, il senso che si ha della comunità, il che rende possibile l’autonomia creatrice e la libertà e può dare alla democrazia un senso di realtà. La democrazia non può stare se non nel luogo in cui la gente sta.
La vivono e la esprimono uomini e donne comuni che definiscono liberamente, nelle loro assemblee autonome, i problemi che li riguardano.
Nominare l’ intollerabile, in un mondo che comincia a mostrarsi disperato, è già in sé la speranza. Se consideriamo qualcosa intollerabile, si deve fare qualcosa. Per questo la speranza è l’essenza dei movimenti popolari. Nel riscoprirla come forza sociale si dischiude la possibilità del cambiamento.
La speranza non deve essere vista come la convinzione che accadrà ciò che concepiamo, alla maniera delle predizioni convenzionali che generano attese illusorie. È la convinzione che qualcosa ha senso, indipendentemente da ciò che accadrà. Per questo la pura speranza risiede come prima cosa, in forma misteriosa, nella capacità di nominare l’intollerabile, una capacità che viene da lontano e rende inevitabili la politica e il coraggio che proteggono le nostre benedizioni, le coltivano e le fanno fiorire. Invece di restare in attesa o riporre la speranza in miraggi, siamo in movimento, sganciandoci a poco a poco da ciascuno dei sistemi che ci rendono schiavi e ci sminuiscono per costruire in libertà un mondo nuovo, in cui siano contenuti i molti mondi che noi siamo.
Non accettiamo di venire ridotti ad atomi di categorie astratte, pure particelle omogeneizzate che ballano al ritmo dei sistemi nei quali si vuole integrare quegli individui ossessionati dal possesso in cui il capitale cerca di trasformare tutti e tutte. Nelle nostre sacche di resistenza ci consolidiamo nell’amicizia, come malta che forma nuovi ambiti comunitari. In essi è possibile prendere le distanze dagli strumenti materiali e sociali che rendono schiavi, per organizzare in allegria la società che immaginiamo, al di là di ogni ingegneria sociale e di ogni impegno pianificatore capitalista o socialista.
È giunta l’ora di celebrare la capacità di dare alla nostra realtà di oggi la forma del domani, ben ancorata in un passato che continua ad essere fonte di ispirazione.

Sottoscritto il 5 dicembre 2007 dai partecipanti all’incontro “La convivialità nell’era dei sistemi”, organizzato in omaggio a Ivan Illich nel quinto anniversario della morte. È un manifesto aperto ad altri ed altre che condividano queste idee, comportamenti e speranze e la decisione di promuovere i cambiamenti e le proposte in esso auspicate.

Guida definitiva o quasi all’eliminazione delle limacce


COME UCCIDERE LUMACHE E LIMACCE
GUIDA DEFINITIVA

tratto da Weekend Gardener – weekendgardener.net
Monthly Web Magazine, marzo 2011

(traduzione di Mariangela Barbiero)

Introduzione

Lumache e limacce  sono state la rovina di generazioni di giardinieri. Nel tempo sono stati sviluppati  molti metodi per controllare questa appiccicosa  peste e  alcuni  funzionano meglio di altri. Il nostro obiettivo nel creare questa “Guida definitiva”  è stato  di mostrare tutte le differenti strade intraprese per eliminare lumache e limacce, o più semplicemente per controllarle, affinché possiate scegliere quale metodo o combinazione di metodi funzioni meglio per voi nel vostro particolare giardino o situazione.
I metodi di controllo non sono elencati secondo un ordine speciale, ma tutti sono organici, eccetto uno (e ne apprenderete gli inconvenienti leggendo). Tutti funzionano a  livelli variabili, ma dopo aver letto questa guida, il controllo di lumache e limacce vi  risulterà più agevole e sarete in grado di realizzarlo rapidamente e facilmente senza ulteriori problemi. Finalmente  riavrete piante sane e non sbocconcellate!

 

E per cominciare una rapida identificazione

Prima d’iniziare, diamo una rapida occhiata alla differenza tra lumache e limacce, che probabilmente è per voi evidente, ma facciamolo egualmente. E’  sempre più facile sbarazzarsi di una peste quando se ne apprendono abitudini e  ciclo vitale

Descrizione
Gli adulti sono molluschi terrestri dal corpo molle. Le lumache portano sul dorso gusci spiralati e sono lunghe da 2,5 a 4 cm. Le limacce sono lunghe da 3 a 25 mm (più lunghe quando si distendono) e  sono prive di guscio; la specie Ariolimax californicus, di color giallo banana, varia da 10 a 15 cm di lunghezza. Lumache e limacce sono per lo più  di color grigio chiaro o scuro, marrone chiaro, verde, nero, rossastro; alcune presentano macchie o disegni più scuri. Possono lasciare dietro di sé una caratteristica  scia di viscido muco. Le uova sono chiare, ovali o rotonde, e vengono deposte in masse gelatinose

Piante attaccate
Qualsiasi pianta erabcea o arbustiva di consistenza tenera.

Danni
Sia  lumache che limacce si nutrono in prevalenza di materiale vegetale in decomposizione.  Mangiano anche tessuti vegetali teneri e polposi. Producono grandi fori in foglie, gambi, frutti e persino nei bulbi. Possono distruggere completamente le plantule e provocare seri danni a giovani germogli e piantine. Le lumache, e talvolta anche le limacce, riescono ad arrampicarsi su alberi ed arbusti per cibarsi. Entrambe aumentano di numero e causano gravi danni nelle annate umide e in regioni ad alta umidità atmosferica o con alte precipitazioni piovose.

Ciclo di vita
Gli adulti depongono masse di uova in terreni umidi,  o sotto pietre e  contenitori,  tra i  detriti di giardino. Le uova si schiudono in 2 – 4 settimane. Le limacce crescono da 5 mesi a 2 anni prima di raggiungere la maturità; le lumache impiegano 2 anni per raggiungere la maturità.


Lumache

Limacce

Danni

Uova

 

1. Raccolta manuale

La raccolta manuale e l’eliminazione di lumache e limacce (schiacciandole sotto i piedi, buttandole in strada, gettandole in un secchio d’acqua salata, ecc.) funziona. Infatti  la raccolta degli adulti  prima della riproduzione migliora vistosamente la situazione dato che quelle di piccole dimensioni che vi sfuggono sono anche quelle che non fanno grossi danni.
Potete procedere di giorno, o di notte con una  pila, e raccogliere le lumache a mano, ficcandole in un contenitore di acqua saponata  dal quale non possano uscire risalendo.

 

Suggerimento: se intendete procedere in questo modo, usate  bastoncini o pinzette. Usare i guanti è poco maneggevole e a mani nude sconsigliabile a causa della bava appiccicosa difficile da eliminare. 

Nota – Una parola su sale e acqua salata: Se lo desiderate, potete sbarazzarvi delle lumache o gettarle in un secchio di acqua salata per ucciderle – ma non gettate sale direttamente  per terra in giardino, finireste per  rovinare il terreno!

2. Trappole

Citrus RindsL’obiettivo di questo metodo è di indurre lumache e limacce a uscire dalle aiole per entrare in quello che esse credono essere un porto sicuro. In realtà, è un porto che demolirete ogni giorno. Potete ottenere questo posando sul terreno:
Un’assicella piatta
Foglie di cavolo capovolte
Anelli capovolti di arancia, pompelmo o limone
Potete usare anche un vaso di coccio capovolto (il bordo dovrà essere leggermente sollevato da terra per consentire il passaggio)

Lumache e limacce strisceranno sotto questi materiali per allontanarsi dalla luce e dal calore del sole: la mattina dopo non vi resta che buttarle nella spazzatura.

Di sera collocate vasi, assicelle, foglie di cavolo e anelli in giardino,  e controllate quotidianamente. Quando trovate le piccole pesti, eliminatele e mettete nuovo materiale. Controllate le trappole e distruggete lumache e limacce ogni mattina fino a che il numero non diminuirà, in seguito controllate una volta alla settimana.

3. Birra o Miscela di Lievito & Miele

Lumache e limacce sono attratte dall’odore di birra stantia o da una miscela di lievito e miele.
beer trap
Prendete una coppa o un sottovaso e riempiteli di vecchia birra o di una miscela di lievito e miele.
Incassateli in terra di modo che il loro bordo superiore sia a livello del terreno.
Lumache e limacce entreranno nella mistura e affogheranno.

Tenete presente che questo procedimento farà morire le bestiacce solo se la trappola sarà sufficientemente profonda da non consentirgli di raggiungere la sommità e uscire. Perciò, nel caso delle limacce, usate una trappola profonda come un vasetto di  yogurt o un bicchiere di plastica, qualcosa insomma che sia troppo profondo per una limaccia da scalare, di modo che morirà annegata nella birra.

Controllate il contenitore giornalmente per assicurarvi che non vi sia caduta dentro accidentalmente una rana o qualcos’altro; svuotare e riempire di nuovo ogni due giorni.

Miscela di Lievito & Miele
Se non avete birra, un’alternativa molto efficace è quella di bollire assieme in acqua lievito e miele. Le proporzioni non sono determinanti.
Fatto questo, procedete come sopra. Incassate un piatto fino all’orlo nel terreno e riempitelo di questo intruglio. Il risultato vi sorprenderà. Lumache e limacce  vi scivoleranno dentro dritte dritte e annegheranno. Abbiamo sentito dire che anche succo di pompelmo avanzato funziona bene, ma non abbiamo mai verificato.

4Cibo secco per Cani e Gatti
Use an Upside down foil pan
Un’altra buona esca per attirare lumache e limacce lontano dalle vostre piante è il cibo secco per cani o gatti. Procedere come segue:

Prendete uno stampo per dolci in stagnola di alluminio e intagliate alcune  tacche lungo il bordo in modo che, collocato capovolto per terra, presenterà delle ‘porte’ per far entrare le bestiacce
Depositate del cibo secco per cani o gatti dove volete attirare lumache e limacce.
Coprite con lo stampo di alluminio capovolto e posatevi una pietra sopra perché non si sposti.
Il mattino successivo potrete raccogliere le lumache, metterle in un sacchetto e ficcarlo nella spazzatura.

Nota: Se nella vostra zona ci sono procioni, opossum o puzzole, verificate che non mangino il cibo, in caso contrario smettete e tentate un altro metodo.

Copper on Tree Trunk

5. Deterrenti in rame

Lumache e limacce non tollerano il rame, il cui contatto provoca loro una leggera scossa elettrica. Ottima cosa, però tenete presente che il rame crea solo  una barriera, non leucciderà ma le terrà lontano da una zona in cui non sono ancora state presenti.
Questo sistema è molto utile per aiole rialzate, alberi, contenitori, vasi di fiori e altre aree del giardino o del cortile. 

Dopo aver applicato il nastro di  rame nella zona prescelta, completate  piegando all’infuori per un paio di centimetri il bordo inferiore,  tagliuzzandolo (cfr. foto a lato e visita il sito:
www.rinconvitova.com/snail%20barr.htm
)

Nota: Con le limacce  funziona solo se il nastro o la rete di rame sono abbastanza larghi da impedire che si sollevino col corpo oltre il limite. Per lo più le strisce di rame vendute a questo scopo nelle giardinerie  non hanno dimensioni tali da  creare una barriera efficace, che richiede una larghezza da 15 a 20 cm. Le limacce più grandi e più dannose sono in grado di inarcarsi e oltrepassare la barriera senza toccare il rame. Alla bisogna,  basta collocare due strisce una vicino all’altra per essere sicuri di avere la misura giusta.
Nastro di rame
applicata a un vaso di fiori

Esempi di dove il rame funziona:

Tronchi di alberi: Applicare un nastro di rame attorno alla base.

Fioriere: Applicare attorno al vaso un nastro di rame, che impedirà alle bestiacce di attraversarla.

Per cassoni freddi o aiole rialzate
: Fissare una lamina di rame ai telai.

Banconi in serre: Fissare dei nastri di rame larghi 7,5 cm attorno ai bordi.

Ora non sarebbe fattibile mettere una barriera di rame attorno all’intero giardino, ma questo metodo è eccellente per proteggere piccoli contenitori e aiole di plantule delicate. 
Nastri e strisce di rame possono essere fissati attorno ad aiole rialzate o a piccoli contenitori, i fogli di rame si usano per avvolgere l’intero contenitore. Gli arbusti possono avvalersi di un nastro di rame sul tronco più basso.

Perché il rame sia efficace, è necessario che venga pulito periodicamente con aceto, altrimenti si ossida e non funziona.

 

Lamina di rame
utilizzata in un’aiola
Prodotto in commercio

6. Materiale ruvido

Alcuni materiali ruvidi, come gusci d’uovo, carta abrasiva, scorie e ceneri di legno, farina fossile (ossia terra di diatomee, che bisognerà sostituire quando si bagna), funzionano bene come barriere: Anche questo metodo non eliminerà lumache e limacce ma le rallenterà.

Come per il rame, un altro materiale che non amano attraversare è la carta abrasiva. Potete mettere dei collari di carta abrasiva attorno alle vostre piante, se ne avete voglia.

Ritagliate dei dischetti da fogli di carta abrasiva, o usate i dischi già pronti delle levigatrici orbitali. Fate una taglio dal bordo fino al centro di ogni disco e sistemate i collari attorno allo stelo (forzando un poco la fessura con le mani) e poi appoggiate bene i dischi di carta abrasiva sul terreno. 


Gusci d’uovo


Farina fossile

Carta abrasiva

Ducks Love Snails and Slugs

7. Predatori naturali

Opossum, polli, anatre, tartarughe, topi e alcuni uccelli, e pure serpenti, si cibano di lumache e limacce. La maggior parte di gente che ha polli e anatre difficilmente ha avuto occasione di vedere uan lumaca o una limaccia.
Ovvio che questa soluzione si applica solo a chi vive in zone rurali o in ambienti particolari.


8. Lumaca predatrice

Decollate SnailEsiste una lumaca predatrice (Rumina decollata) che si ciba di giovane lumache e potrebbe valere la pena di provare… ma potrebbero anche sbocconcellare giovani piantine.
Occorre un po’ di tempo per ottenere un gruppo stabile di lumache predatrici, ma molti giardinieri sono rimasti soddisfatti dei risultati.
Sono lumache semitropicali e non prosperano in giardini freddi o temperati, e in alcune zone dove potrebbero prosperare, sono state vietate come specie potenzialmente invasive.
Sono lumache di gradevole aspetto e quando lavorano bene in taluni giardini, dovrebbero essere incoraggiate a continuare. Se desiderate metterle alla prova, assicuratevi di non usare nessun tipo di lumachicida, chimico o organico che sia, perché colpirebbe anche loro.

9. Esche organiche (vedi nota alla fine dell’articolo)

Due delle migliori esche organiche sul mercato sono Sluggo e Escar-Go, che contengono fosfato di ferro. Sono inoffensive per gli esseri umani, per gli animali d’affezione, pesci, uccelli, insetti utili e mammiferi.

Per molti altri organismi, inclusi i lombrichi e certi coleotteri terricoli, non sono noti effetti nocivi. Potete anche usare in tutta sicurezza il fosfato di ferro in vicinanza di piante alimentari, ornamentali, sul prato, in giardino, in seSluggorra e nella coltivazione di frutti di bosco, fino al giorno setsso della raccolta.

Il fosfato di ferro è un composto organico che si trova in natura nel terreno, e se l’esca non viene ingerita dalla lumaca o dalla limaccia, si decompone e diventa un fertilizzante. Non è volatile e non si scioglie rapidamente nell’acqua, il che ne minimizza la dispersione al di là di dove è stato applicato.

Viene applicato sul terreno sotto forma di cilindretti contenenti l’esca. Quando ingeriti, il fosfato di ferro interferisce col metabolismo del calcio nell’apparato digerente talché lumache e limacce cessano immediatamente di nutrirsi e muoiono da 3 a 6 giorni più tardi.

Il fosfato di ferro è più valido dei prodotti chimici a base di metaldeide in quanto mentre quest’ultima diventa inefficace in caso di pioggia o di annaffiature, il fosfato di ferro rimane attivo, anche dopo ripetute bagnature, fino a due settimane.

Taluni possono argomentare che questi prodotti sono più cari di quelli a base di metaldeide, ma questo non è necessariamente vero. Il fosfato di ferro rimane attivo più a lungo e perciò ne occorre di meno per eliminare più lumache, dunque è più vantaggioso in termini di costo.

Il sistema più efficace è di eliminare la popolazione adulta di lumache e limacce all’inizio dell’anno, prima che depongano le uova. Così facendo non avrete lumache e limacce per il resto dell’anno, senza ulteriori applicazioni.

L’epoca migliore per un controllo a lungo termine è di trattare l’intero giardino quando l’umidità autunnale è al suo massimo. In questo modo in primavera ci saranno pochi adulti a deporre le uova. E’ utile procedere con un’altra applicazione alla fine dell’inverno o all’inizio della primavera, e di nuovo un mese dopo. Tre applicazioni all’anno e il gioco è fatto!

Come applicare il prodotto:

I prodotti a base di fosfato di ferro si applicano come le altre esche. Basta spargere i granuli sul terreno (evitando di formare mucchietti) dove vedete lumache e limacce o nei loro posti preferiti per abbuffarsi.

Se il terreno è secco, bagnatelo prima di spargere l’esca. Deve essere umido ma con poca o nulla acqua stagnante.

Non appena ingerita l’esca, lumache e limacce cessano immediatamente di nutrirsi e strisciano di nuovo sotto le piante per morire. Il fosfato di ferro è di azione più lenta rispetto alla metaldeide ma rimane attivo più a lungo sul suolo e una volta che se ne sono cibate, le bestiacce smettono di danneggiare le vostre piante, il che è lo scopo principale di tutta l’operazione.

Alcuni dati essenziali:

Sluggo e Escar-Go costituiscono un richiamo irresistibile. Ripetuti studi hanno dimostrato che lumache e limacce mangiano queste esche prima di mangiare le piante circostanti.

Il fosfato di ferro elimina lumache e limacce in tutta calma. Probabilmente non ne vedrete i cadaveri perché spesso vanno a morire in posti appartati. Ma vi renederete conto che le vostre piante non subiscono più attacchi.

Il fosfato di ferro è efficace per le zone difficili da raggiungere poiché il suo richiamo attira lumache e limacce dai loro nascondigli, cioè è efficace per qualunque zona da loro frequentata, comprese le aiole pacciamate.

L’unico essere che potrebbe essere danneggiato dall’uso del fosfato di ferro è la lumaca predatrice (Rumina decollata), descritta al punto 8. Se ne avete nel vostro giardino, non usate né questa né altre esche.



10. Esche chimiche

Esche a base di metaldeide: se usate esche a granuli fate molta attenzione, perché possono costituire unpericolo per gli animali domestici, in quanto molto simili al loro cibo. Il tipo a granuli finissimi è meno pericoloso. In ogni caso leggete bene le istruzioni in etichetta.

La metaldeide è abbastanza tossica per cui si raccomanda di non usarla in vicinanza di piante commestibili, e inoltre può essere pericolosa per cani, gatti e pesci.

Le esche a base di metaldeide hanno un’azione diversa rispetto a quelle organiche a base di fosfato di ferro e poiché abbiamo già descritto con abbondanza di dettagli come funziona il fosfato di ferro al paragrafo 9, diamo ora un’occhiata alla metaldeide.

La metaldeide disidrata lumache e limacce abbastanza rapidamente se ingeriscono il veleno. Questo va bene, ma esse possono riprendersi dall’avvelenamento in caso di pioggia o di accesso a zone umide, dove non si disidrateranno completamente e quindi non moriranno.

Per avvelenamento da metaldeide o da contatto con il sale, una limaccia può perdere metà del suo peso e restringersi a un terzo delle sue dimensioni, ma se riesce a ripararsi in un luogo umido abbastanza rapidamente, o se piove, si riprenderà.

Poiché la metaldeide da sola talvolta non è efficace come potrebbe, alcuni lumachicidi le associano il principio attivo Carbaryl per aumetarne la tossicità. Il Carbaryl ucide gli insetti utili e dovrà quindi essere usato con cautela.

Un altro svantaggio è che le esche a base di metaldeide bagnate non funzionano, ragion per cui ogni volta che annaffiate o che piove, è necessaria una nuova applicazione.

Molti prodotti chimici funzionano, tuttavia badate a come e dove applicarli.


11. Fondi di caffè

L’uso dei fondi di caffè per il controllo delle lumache attiene, pensiamo, al folklore giardiniero in quanto non abbiamo trovato che funzioni molto bene.

Se tuttavia usate questo sistema e ne avete cieca fiducia, dovete assolutamente continuare! Non ha senso che smettiate di fare qualcosa che con voi funziona.


Fondi di caffè


12. Spruzzare con acqua e aceto

Mescolate acqua e aceto in parti eguali. Noi non abbiamo mai provato, ma molti giardinieri spergiurano che spruzzando questa miscela su lumache e limacce hanno risolto i loro problemi.

Mix in Herbs


13. Repellente a base d’erbe

Si dice che mettendo menta o salvia nella pacciamatura si ottenga un buon risultato come repellente per lumache e limacce. Noi non lo abbiamo mai sperimentato, ma molti giardinieri giurano su questo metodo. Non le elimina, verosimilmente agisce come barriera.

Snail Damage


Se abbiamo omesso qualche metodo, vogliate farcelo sapere!

Abbiamo cercato di mettere tutto quanto sapevamo su repellenti, barriere e principi attivi tossici nei confronti di lumache e limacce.
Tuttavia se ci sono possibilità qui non considerate, noi accogliamo sempre volentieri i vostri commenti e suggerimenti. Contattateci nel nostro sito. Ogni informazione aggiuntiva sarà pubblicata.

Soprattutto speriamo che abbiate trovato utile e valida la nostra “Guida definitiva per lumache e limacce”.

Cari amici, ho tradotto con molto interesse questa “Guida definitiva” all’eliminazione delle lumache,
che mi pare veramente esaustiva. Per quanto riguarda l’esca organica, faccio notare che
in Italia il prodotto è commercializzato col nome di FERRAMOL®, e che è stato descritto
già anni fa in due pagine del sito, di cui vi trascrivo i link per comodità:

www.trafioriepiante.it/infogardening/ambulatorio/LumacheFerramol.htm

www.trafioriepiante.it/infogardening/ambulatorio/Ferramol.htm


Semi di canapa: proprieta’, usi e dove trovarli

Fonte: http://www.greenme.it/mangiare/alimentazione-a-salute/9442-semi-di-canapa-usi-proprieta

semi di canapa cover

I semi di canapa rappresentano un alimento naturale selezionato a partire da speciali sementi autorizzate di Canapa Sativa alimentare. I semi di canapa sono rinomati soprattutto per via del loro particolare valore nutrizionale.

Essi sono infatti considerati un alimento completo dal punto di vista del contenuto di aminoacidi e benefico per il loro apporto di vitamine e di minerali all’interno dell’alimentazione umana.

Proprieta’ dei semi di canapa

I semi di canapa sono composti per un quarto da elementi proteici, in una combinazione unica rispetto a gran parte degli alimenti vegetali. Essi contengono infatti tutti gli aminoacidi essenziali per la sintesi delle proteine. Gli aminoacidi rappresentano gli elementi a partire dai quali il nostro organismo è in grado di produrre le proteine necessarie al proprio funzionamento. Per questo motivo, i semi di canapa sono considerati come un alimento completo dal punto di vista proteico. Gli 8 aminoacidi essenziali che essi contengono sono: leucina, isoleucina, fenilalanina, lisina, metionina, treonina, triptofano e valina.

Essi contribuiscono al rafforzamento del sistema immunitario del corpo umano e la loro frazione lipidica contiene circa per il 75% acidi grassi polinsaturi essenziali, come l’acido llinolenico, linoleico e alfalinoleico. Si tratta di acidi grassi polinsaturi considerati essenziali per il funzionamento dei muscoli, dei recettori nervosi e di numerose ghiandole presenti nel nostro organismo. Nei semi di canapa, gli acidi grassi omega3 ed omega6 sono presenti secondo un rapporto proporzionale ritenuto ottimale e utile per la regolazione delle attività metaboliche dell’organismo.

Non è da sottovalutare il contenuto vitaminico dei semi di canapa, che vede, in particolare, la presenza di vitamina E, adatta a svolgere una importante azione antiossidante, oltre che di sali minerali, come potassio, magnesio e calcio. I semi di canapa sono considerati come un alimento adatto alla prevenzione di colesterolo alto, asma, sinusite, artrosi, tracheite e malattie legate all’apparato cardiocircolatorio, per via del loro particolare contenuto nutrizionale. Sono inoltre considerati come un alimento adatto a proteggere ghiandole, muscoli e sistema nervoso.

Come usare i semi di canapa

semi di canapa

I semi di canapa possono essere consumati crudi e considerati come una sorta di integratore alimentare di origine completamente naturale. Il loro utilizzo più semplice ne prevede l’aggiunta come condimento o ingrediente vero e proprio a piatti come insalate, macedonie e muesli per la colazione o la merenda. Possono essere inoltre utilizzati nella decorazione dei dessert, nella preparazione del pane, dei grissini o di altre pietanze calde, tenendo conto però che il loro valore nutrizionale viene mantenuto intatto soltanto quando essi sono crudi. A crudo possono inoltre essere utilizzati come ingrediente aggiuntivo nella preparazione dei frullati.

Vi sono ulteriori impieghi che riguardano i semi di canapa. Essi vengono infatti macinati finemente per ottenere la relativa farina, vengono utilizzati nella preparazione di latte di semi di canapa, ma anche del tofu di canapa, una variante del tofu classico, a base di fagioli di soia gialla, oltre che di seitan ai semi di canapa.

I semi di canapa vengono inoltre utilizzati nella preparazione dell’olio di canapa. Si tratta di una tipologia di olio da utilizzare a crudo nel condimento delle pietanze. L’olio di semi di canapa mantiene le proprietà dei semi stessi, risultando altrettanto ricco di acidi grassi essenziali. L’olio di semi di canapa viene spremuto a freddo affinché le sue proprietà non vadano perdute. Esso viene utilizzato in ambito alimentare e risulta molto gradevole grazie al suo sapore di nocciola, proprio dei semi di canapa stessi, ma può essere impiegato anche in ambito cosmetico, per il nutrimento della pelle e per effettuare dei massaggi.

Dove trovare i semi di canapa

E’ possibile reperire in commercio semi di canapa di origine biologica sia integrali che decorticati. I semi di canapa possono essere acquistati nelle erboristerie, nei negozi di prodotti biologici e di alimentazione naturale, oppure online. I semi di canapa in vendita in Italia sono selezionati da specie di Canapa Sativa adatte all’alimentazione umana. Attraverso i medesimi canali di vendita, è possibile reperire in commercio dell’olio di semi di canapa biologico e spremuto a freddo. E’ inoltre possibile trovare in vendita del tofu di canapa, con il nome di Hemp-Fu, oltre che una bevanda a base di semi di canapa, chiamata Hemp Drink.

Sia i semi di canapa che l’olio di canapa dovrebbero essere conservati in frigorifero per preservarne le proprietà nutritive e per evitarne l’irrancidimento.