GUIDA COSTRUZIONE PICCOLO IMPIANTO FOTOVOLTAICO

Di seguito vi descriverò come costruirsi un piccolo impianto solare per accendere una/due lampada/e per qualche ora.

 

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Vi potrebbe essere utile per una cantina, una baracca o qualsiasi altro locale di cui non necessita una luce accesa per molte ore, inoltre, se non arriva corrente al locale possiamo evitare di fare allacciamenti alla corrente elettrica, tirare fili o altro.

 

I componenti principali di cui abbiamo bisogno sono 4 e di facile reperibilità.

 

1 – Un regolatore di carica da 12/24V (quello nella foto è da 12A, significa che può supportare una corrente in entrata dai pannelli solari al massimo di 12A, per il nostro impianto + che sufficiente, andrebbe bene anche uno da 5A)

regolatore di carica

2 – Delle batterie, per il nostro esempio prendiamo una batteria da 12V 7A

batterie 12v

3 – Ovviamente dei pannelli solari, per il nostro esempio una pannellino da 5W è sufficiente

pannelli solari 5w

4 – Un inverter, quello nella foto è da 500W ma per il nostro esempio può andar benissimo anche uno meno potente

inverter 500w

Totale spesa (indicativamente)

Pannello 5W 35€

Regolatore di carica 35€

Batteria 7A 15€

Inverter 35€

Totale 120€

A questo totale dovremo aggiungere le spese per un po’ di filo elettrico (se già non l’abbiamo in casa), un paio di lampade a basso consumo (tipo da 10W) da 220v con il loro portalampade per collegarle all’inverter oppure se preferiamo possiamo utilizzare direttamente le lampade a 12v e collegarle direttamente alle batterie/regolatore di carica senza bisogno dell’inverter.

Se non sapete dove reperire questo materiale potete provare a guardare su www.ilportaledelsole.it oppure su www.fieradellelettronica.it e vedere sul calendario, presente sul sito, quando è la fiera più vicina a voi.

Ora passiamo alla realizzazione del nostro impianto, ecco un piccolo schema semplice semplice di come potrebbe essere il nostro impianto

schema

La realizzazione del progetto è molto facile ma ve la spiegherò passo passo.

Prendiamo i nostri pannelli e mettiamoli rivolti verso sud (se possibile) o dove riescono a prendere più ore possibile di luce durante l’arco della giornata. I pannelli sopportano tranquillamente qualche intemperie, comunque chiedete sempre dove li comprate se possono stare all’aperto. Se è possibile metteteli ugualmente sotto un tetto di certo non gli farà male.

Una volta fissati prendiamo i due fili che escono dal pannello, positivo (+) e negativo (-), non dovrete far altro che collegarli all’entrata del regolatore di carica (quella con il disegno dei pannelli solari).

Prendete la batteria e fate lo stesso, praticamente collegati i due fili alle due entrate del regolatore di carica dove c’è disegnata la batteria.

Ora le batterie si caricheranno e una volta cariche il regolatore staccherà la corrente in automatico per evitare di danneggiare le batterie.

Adesso potete prendere l’inverter ma lo dovrete collegare direttamente alla batteria perché non c’è bisogno di collegarlo al regolatore, infatti anche l’inverter stacca l’erogazione di elettricità in caso di scarsa corrente per evitare il danneggiamento della batteria, proprio come il regolatore di carica.

All’inverter potremo attaccare qualsiasi cosa, infatti porta la corrente da 12v delle batterie a 220v (come quella di casa), dobbiamo solo far attenzione alla potenza massima che l’inverter potrà erogare. Per esempio un inverter da 300 watt potrà accendere un bel po’ di lampadine da 20W ma non un phon…visto che generalmente sono intorno a una potenza di 1500-2000W.

Inoltre tenete conto che una batteria da 12v 7a è poco potente e quindi se attaccate un inverter da 2000w con un phon attaccato non durerà a lungo la corrente…comunque una pagina con un po’ di formule la metterò al più presto, controllate il menù in alto a sinistra.

Ora il lavoro è fatto ma se vogliamo possiamo evitare l’acquisto dell’inverter e attaccare delle luci a 12v al regolatore di carica nello spazio rimasto, quello con disegnato le luci. Mi raccomando però di collegare luci da 12v altrimenti non funzioneranno.

Un gentilissimo lettore (M.B.) che ringrazio nuovamente mi ha ricordato che sono in commercio ottime lampade a 12v da soli 3W molto luminose e abbastanza economiche, intorno ai 9€, inoltre consumando così poco possono essere utilizzate tranquillamente in alternativa alle classiche luci a basso consumo che solitamente sono di circa 15/20 W, se facciamo un piccolo conto 15w diviso 3w ci accorgiamo che quello consumato da una singola lampada a basso consumo equivale a 5 lampade a led. Se vi interessano qui potete trovarle http://stores.ebay.it/innovatech99/FARETTI-LED-/_i.html?_fsub=2318228017&_sid=1000088957&_trksid=p4634.c0.m322 o se volete potete costruirle voi comprando i led da qui: http://www.led1.de/shop/index.php?cName=samsung-led-c-227&xploidID=440895ae4a14333407372f6aad04cf51

Nessuno comunque vi obbliga ad usare solo l’inverter o le lampade a 12v collegate al regolatore. Potete collegare tutto senza problemi…batterie permettendo.

Potete aumentare la capacità delle batterie semplicemente collegandole in parallelo (+ con il + e – con il -) in tal modo aumenterete gli ampere (per es. se collego in parallelo 2 batterie da 7A avrò 7×2=14A) in pratica la quantità di corrente, ma tenete conto che più ampere vuol dire anche avere bisogno di maggiore potenza dei pannelli (anche per queste cose su come calcolare quali pannelli per quali batterie metterò una pagina, voi controllate il menù in alto a sinistra).

Lo stesso, come le batterie, lo potete fare con i pannelli, infatti se li collegate in parallelo aumenteranno gli ampere prodotti. Diversamente se li collegherete in serie (+ con – e – con il +) aumenteranno i volt

Esempio se avete 2 pannelli da 0,5 ampere e li collegate insieme avrete 1A prodotto.

Bene il grosso è fatto.

Se avete dubbi o consigli mandatemi pure una e-mail.

QUALE PANNELLO SOLARE

attenzione, questa sezione è solo per darvi un’idea, considerate che con il passare del tempo queste tecnologie subiranno grandi variazioni.

 

I pannelli solari possono essere:

 

– in silicio monocristallino

– in silicio policristallino

– o thin film chiamato anche amorfo

 

Vediamo i pregi e difetti di questi tre tipi di pannelli

 

SILICIO MONOCRISTALLINO

Pannello Monocristallino significa che ogni cella è formata da un singolo cristallo di silicio.

PRO

– E’ il pannello che presenta il miglior rendimento per mq

– Occupa meno spazio rispetto agli altri tipi di pannelli, ideale per chi ha uno spazio di posa limitato

CONTRO

– Prezzo elevato

 

 

SILICIO POLICRISTALLINO

Pannello Policristallino (chiamato anche multicristallino) significa che ogni cella è formata da un insieme di più cristalli di silicio, vengono realizzati partendo dal silicio riciclato. Questa minor purezza è la causa di un rendimento inferiore. Per farvi un esempio per avere la stessa potenza rispetto al monocristallino devono occupare il 10% circa di spazio in più.

 

PRO

– Costano meno rispetto al monocristallino

CONTRO

– Occupano più spazio

 

THIN FILM O AMORFO

In questo caso si parla di modul, sono formati da uno strato sottilissimo di silicio cristallino applicato su una lastra di vetro.

 

PRO

– Sono flessibili

– A temperature molto alte rendono meglio rispetto ai modelli precedenti

– In condizioni di basso irraggiamento (tipo nebbia o nuvoloso) rendono meglio rispetto ai modelli precedenti

 

CONTRO

– Prezzo elevato, costano circa come il monocristallino

– Rendono la metà del monocristallino eccetto nelle condizioni che ho riportato nei pregi

Ora sta a voi scegliere quale pannello solare è adatto alle vostre esigenze.

Per finire vi riporto alcune formule che potrebbero tornarvi utili

 

FORMULE UTILI

Calcolare la potenza in Watt di una batteria:

V x A = W

Per esempio se abbiamo una batteria da 12V 7A i W saranno 12×7=84W, questo vuol dire che la batteria potrà erogare 84W per un’ora poi sarà scarica.

 

Calcolare quanti Ampere eroga il nostro pannello:

V / W = A

Per esempio se abbiamo un pannello da 12V 5W gli ampere saranno 5W / 12V = 0,416A

 


Calcolare quanto tempo impiega un pannello per caricare una batteria:

Ipotizziamo di avere la nostra batteria da 12V 7A, cioè 84W e un pannello da 5W. La formula sarà la seguente

Wbatteria / Wpannello=Ore di carica necessarie

84W / 5W = 16,8 ore

ovviamente le ore sono intese mentre il pannello è al massimo carico, questo vuol dire che se c’è nuvolo le ore necessarie per la carica saranno notevolmente maggiori.

Possiamo anche fare questo calcolo con gli ampere. Prendiamo i due esempi precedenti, abbiamo un pannello che eroga 0,416Ah (Ah significa ampere ora) e una batteria da 7A quindi usiamo questa formula:

Abatteria / Apannello = ore di carica necessaria

7A / 0,416A = 16,8 ore

 

Calcolare quanto tempo può una batteria tenere accesa una lampadina:

Wbatteria / Wlampadina = ore di accensione

Prendiamo sempre la nostra batteria di esempio da 84W e una lampadina a basso consumo da 20W come esempio, ecco la formula:

84W / 20W = 4,2 ore di accensione e poi la nostra batteria sarà scarica

 

Calcolare quale resistenza mettere:

V / A = Ohm (resistenza)

Ma la cosa migliore in caso di tensioni basse (tipo se state facendo delle lampade a led) è questa:

(Vs – Vd) / I = Ohm dove Vs è la corrente di cui disponiamo (per esempio una batteria da 9V), Vd è la corrente che consumeremo (per esempio un led che di solito consuma di 3V) e I sono gli ampere che consumeremo (per esempio ammettiamo che il nostro led consuma 0,02 A) la formula sarà così:

(9V – 3V) / 0,02 = 300 Ohm quindi dovremo trovare una resistenza con valore più vicino al 300.

 

Calcolare la potenza della resistenza:

Le resistenze oltre al valore in Ohm, sono caratterizzate anche dalla potenza in watt, si trovano resistenze da 1/8 di W (0,125W) da ¼, ½, 1W, quindi come calcolare di quale resistenza avremo bisogno? Ecco come faremo:

(Vs – Vd) x I = W

Ipotizziamo di avere un led da 3V e 0,02A e come alimentazione una batteria da 9V ecco la formula:

(9V – 3V) x 0,02A = 0,12 W in questo caso si potrà utilizzare una resistenza da 1/8 di Watt

Fonte: http://www.planetinfo.info/energie-alternative/3-guida-costruzione-piccolo-impianto-fotovoltaico.html

Semi di canapa: proprieta’, usi e dove trovarli

Fonte: http://www.greenme.it/mangiare/alimentazione-a-salute/9442-semi-di-canapa-usi-proprieta

semi di canapa cover

I semi di canapa rappresentano un alimento naturale selezionato a partire da speciali sementi autorizzate di Canapa Sativa alimentare. I semi di canapa sono rinomati soprattutto per via del loro particolare valore nutrizionale.

Essi sono infatti considerati un alimento completo dal punto di vista del contenuto di aminoacidi e benefico per il loro apporto di vitamine e di minerali all’interno dell’alimentazione umana.

Proprieta’ dei semi di canapa

I semi di canapa sono composti per un quarto da elementi proteici, in una combinazione unica rispetto a gran parte degli alimenti vegetali. Essi contengono infatti tutti gli aminoacidi essenziali per la sintesi delle proteine. Gli aminoacidi rappresentano gli elementi a partire dai quali il nostro organismo è in grado di produrre le proteine necessarie al proprio funzionamento. Per questo motivo, i semi di canapa sono considerati come un alimento completo dal punto di vista proteico. Gli 8 aminoacidi essenziali che essi contengono sono: leucina, isoleucina, fenilalanina, lisina, metionina, treonina, triptofano e valina.

Essi contribuiscono al rafforzamento del sistema immunitario del corpo umano e la loro frazione lipidica contiene circa per il 75% acidi grassi polinsaturi essenziali, come l’acido llinolenico, linoleico e alfalinoleico. Si tratta di acidi grassi polinsaturi considerati essenziali per il funzionamento dei muscoli, dei recettori nervosi e di numerose ghiandole presenti nel nostro organismo. Nei semi di canapa, gli acidi grassi omega3 ed omega6 sono presenti secondo un rapporto proporzionale ritenuto ottimale e utile per la regolazione delle attività metaboliche dell’organismo.

Non è da sottovalutare il contenuto vitaminico dei semi di canapa, che vede, in particolare, la presenza di vitamina E, adatta a svolgere una importante azione antiossidante, oltre che di sali minerali, come potassio, magnesio e calcio. I semi di canapa sono considerati come un alimento adatto alla prevenzione di colesterolo alto, asma, sinusite, artrosi, tracheite e malattie legate all’apparato cardiocircolatorio, per via del loro particolare contenuto nutrizionale. Sono inoltre considerati come un alimento adatto a proteggere ghiandole, muscoli e sistema nervoso.

Come usare i semi di canapa

semi di canapa

I semi di canapa possono essere consumati crudi e considerati come una sorta di integratore alimentare di origine completamente naturale. Il loro utilizzo più semplice ne prevede l’aggiunta come condimento o ingrediente vero e proprio a piatti come insalate, macedonie e muesli per la colazione o la merenda. Possono essere inoltre utilizzati nella decorazione dei dessert, nella preparazione del pane, dei grissini o di altre pietanze calde, tenendo conto però che il loro valore nutrizionale viene mantenuto intatto soltanto quando essi sono crudi. A crudo possono inoltre essere utilizzati come ingrediente aggiuntivo nella preparazione dei frullati.

Vi sono ulteriori impieghi che riguardano i semi di canapa. Essi vengono infatti macinati finemente per ottenere la relativa farina, vengono utilizzati nella preparazione di latte di semi di canapa, ma anche del tofu di canapa, una variante del tofu classico, a base di fagioli di soia gialla, oltre che di seitan ai semi di canapa.

I semi di canapa vengono inoltre utilizzati nella preparazione dell’olio di canapa. Si tratta di una tipologia di olio da utilizzare a crudo nel condimento delle pietanze. L’olio di semi di canapa mantiene le proprietà dei semi stessi, risultando altrettanto ricco di acidi grassi essenziali. L’olio di semi di canapa viene spremuto a freddo affinché le sue proprietà non vadano perdute. Esso viene utilizzato in ambito alimentare e risulta molto gradevole grazie al suo sapore di nocciola, proprio dei semi di canapa stessi, ma può essere impiegato anche in ambito cosmetico, per il nutrimento della pelle e per effettuare dei massaggi.

Dove trovare i semi di canapa

E’ possibile reperire in commercio semi di canapa di origine biologica sia integrali che decorticati. I semi di canapa possono essere acquistati nelle erboristerie, nei negozi di prodotti biologici e di alimentazione naturale, oppure online. I semi di canapa in vendita in Italia sono selezionati da specie di Canapa Sativa adatte all’alimentazione umana. Attraverso i medesimi canali di vendita, è possibile reperire in commercio dell’olio di semi di canapa biologico e spremuto a freddo. E’ inoltre possibile trovare in vendita del tofu di canapa, con il nome di Hemp-Fu, oltre che una bevanda a base di semi di canapa, chiamata Hemp Drink.

Sia i semi di canapa che l’olio di canapa dovrebbero essere conservati in frigorifero per preservarne le proprietà nutritive e per evitarne l’irrancidimento.

Il tuo primo sistema – solo 6.000 euro (iva esclusa ovviamente)

In ogni caso riporto l’offerta perchè interessante per poterselo fare…

AGROKIT

IL TUO PRIMO IMPIANTO DI ACQUAPONICA

La nostra società AquaGuide, in collaborazione con l’azienda di falegnameria Palombarani, ha realizzato un modulo di Acquaponica completo e pronto per poter essere produttivo in poco tempo.
Il modulo è stato concepito per poter essere posizionato su una qualsiasi superficie piana senza la necessità di effettuare lavori di scavo nè di licenze. Per il suo funzionamento necessita solo di una presa elettrica e della vicinanza di un rubinetto collegato all’acquedotto oppure ad un pozzo.

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Aquaponic System

Si tratta di un’applicazione pratica nata una ventina d’anni fa, un ibrido che coniuga l’acquacoltura, ovvero l’allevamento ittico, e l’idroponica, ovvero la coltivazione di piante in acqua.

L’acquaponica rende inutili il filtro per l’acqua e il fertilizzante per la piante, trasformando l’impianto in un mini-ecosistema autosufficiente in cui i rifiuti vengono riciclati dalle radici, che filtrano così al contempo l’acqua.

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Come riutilizzare e riciclare i fondi di caffè

La bratta del caffè sembra uno scarto così umile, invece nasconde un piccolo tesoro a costo zero!

I fondi di caffè sono una vera miniera d’oro per casa e bellezza, ci sono tanti modi per riutilizzarli, anche se usate le cialde basta aprirle, recuperare la bratta e tenerla da parte per l’occorrenza.

1. fertilizzare e arricchire il compostaggio

Direttamente nella terra delle piante (sia in vaso che in giardino) una volta al mese arricchisce il substrato di importanti sostanze nutritive. Nel composter è un attivatore naturale che migliorerà ed accelererà la formazione di un ottimo compost (benissimo anche i fondi di the!).

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Autoproduzione detersivo lavastoviglie e piatti.

– Un frullatore

– Tre Limoni

– 200 ml di aceto

– 400 ml acqua

– 200 gr di sale fino.

Spremere i limoni  e mettere il liquido nel frullatore. Togliere il residuo interno dei limoni tenendo la parte bianca e la buccia. Tagliare a striscioline e metterlo nel frullatore assieme all’aceto e al sale e creare una poltiglia.

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Caldaia a condensazione

Descrizione delle caldaie a condensazione
L’utilizzo di caldaie a condensazione garantisce il miglior risparmio energetico attualmente realizzabile (nel caso di fonte convenzionale: gas metano o GPL).
Le caldaie a condensazione di solito si avvalgono di bruciatori speciali a microfiamma che danno una maggiore efficienza e minori emissioni inquinanti.
Per favorire una combustione pressoché perfetta, le quantità di gas e di aria sono immesse sempre in maniera proporziale tramite una ventilatore e una valvola particolare.
Un’ottimizzazione del rendimento delle caldaie a condensazione viene dall’utilizzo di una sonda di temperatura esterna che rilevando le condizioni esterne, diminuisce od aumenta proporzionalmente la temperatura di mandata. Questo comporta anche minori dispersioni e minori moti convettivi (che trasportano aria calda verso il soffitto).

Una caldaia a condensazione.

Spesso delle caldaie a condensazione si sente parlare con un timore, pensando al costo più elevato rispetto alle normali caldaie, ma senza pensare ai vantaggi della condensazione. Non solo minor inquinamento ma soprattutto un risparmio energetico notevole, che può arrivare anche al 30% annuo.

Ma come funzionano le caldaie a condensazione? Ciò che una caldaia a condensazione fa in più rispetto ad una normale, é recuperare il calore dei fumi di combustione. Il raffreddamento di questi fumi, che genera condensa, origina il nome per questo genere di caldaia. Nella caldaia a condensazione, i prodotti della combustione, prima di essere espulsi all’esterno, sono costretti ad attraversare uno speciale scambiatore all’interno del quale il vapore acqueo condensa, cedendo parte del calore latente di condensazione all’acqua del circuito.
La caldaia a condensazione, a parità di energia fornita, consuma meno combustibile rispetto ad una di tipo tradizionale.
Di solito i fumi di una caldaia tradizionale vengono espulsi a temperature intorno ai 110°C. La temperatura dei fumi espulsi da una caldaia a condensazione, invece, parte da circa 40° e non supera i 55°C: è evidente come il recupero di calore utile sia notevole. E’ questo calore recuperato che diminuisce il fabbisogno di combustibile che la caldaia deve spendere per riscaldare l’acqua dell’impianto.
Da qui si capisce come mai, con le formule normali per il calcolo del rendimento delle caldaie, i rendimenti di quelle a condensazione risultano superiori al 100% (può stupire il rendimento citato superiore al 100%).
È stato stimato che l’investimento relativo all’installazione di una caldaia a condensazione possa essere recuperato nel giro di 7 anni. Calcolando la detrazione fiscale del 55% il rientro dell’investimento si ha in soli 3 anni (fatta salva la necessità di lavori addizionali per l’adeguamento di un impianto preesistente). E’ quindi evidente come il passare dal riscaldamento tradizionale a quello a condensazione sia estremamente vantaggioso.
Le caldaie a condensazione sono attualmente quelle con la tecnologia più avanzata.
Per ottimizzare il rendimento di un impianto basato su caldaia a condensazione, occorre prevedere ampie ed efficienti superfici radianti, in modo da poter mantenere bassa la temperatura dell’acqua (fluido termovettore). Le temperature ideali di progetto per l’impianto, mandata e ritorno, sono pari a 40/30°C. Nel caso invece di un impianto ad alte temperature con termosifoni tradizionali, la temperatura di progetto sarà più elevata, orientativamente pari a 75/60°C. In queste condizioni i fumi non potrebbero cedere calore al fluido stesso. È per questo motivo che il maggiore vantaggio in termini di risparmio è riscontrabile sugli impianti a pannelli radianti, dove le temperature di lavoro dell’impianto sono basse, mediamente comprese tra i 40/30°C.

Un caldaia a condensazione, in genere, è un concentrato di alta tecnologia: oltre allo scambiatore costruito con materiali speciali in grado di resistere all’aggressione chimica della condensa, con sezioni ottimizzate e superfici di scambio molto estese per recuperare la maggiore quantità di calore, esistono anche altri accorgimenti tecnologici che concorrono a migliorarne l’efficacia. Tra i più utili il controllo elettronico della combustione e l’impiego di un bruciatore tecnologicamente avanzato (costruito con particolari materiali, premiscelato, modulabile e con una accurata progettazione delle geometrie costruttive della camera di combustione). Questi dispositivi ottimizzando la combustione, consentono di abbattere il livello degli inquinanti emessi.
I condensati prodotti dalla combustione, vengono prevalentemente scaricati in fogna. La norme vigenti prevedono il rispetto della legge in materia di scarichi (legato al loro grado di acidità e alla neutralizzazione mediante miscelazione con gli scarichi domestici o con un neutralizzatore sull’impianto).
I condensati prodotti da un apparecchio a condensazione hanno un forte grado di acidità. Scelta obbligata quindi, per progettisti e installatori, l’impiego di materiali in grado di resistere alla corrosione dei condensati.(materiali plastici come PVC, HPE e ABS, in grado di resistere alla corrosione per tutta la vita dell’impianto).

La sostituzione della vecchia caldaia con una a condensazione

Vediamo ora le differenze tra impianto nuovo e impianto esistente, dove si voglia sostituire la vecchia caldaia con una a condensazione.
Per gli impianti realizzati nelle nuove costruzioni, specie se già progettati per installare generatori a condensazione, si otterranno risultati ottimali. Questi impianti, avranno dei costi supplementari rispetto ai tradizionali, che però verranno ammortizzati durante l’utilizzo.

Negli impianti esistenti, è necessario valutare la fattibilità dell’operazione. Dovranno inoltre essere adottati alcuni accorgimenti per garantire il migliore rendimento dell’impianto e assicurare il risparmio all’utilizzatore.
I sistemi fumari asserviti agli apparecchi a condensazione e affini sono sistemi ad umido. Pertanto devono possedere caratteristiche idonee.
I condotti fumari possono operare in pressione o in depressione. Nella maggior parte dei casi, i condotti fumari delle caldaie a condensazione funzionano in pressione e ad umido.
Per adeguare l’impianto, si dovrà verificare, la compatibilità del camino a ricevere i condensati dei prodotti della combustione. Spesso i camini/canne fumarie esistenti non sono compatibili per il funzionamento ad umido. L’intubamento del sistema, nella maggior parte dei casi, può essere la soluzione più sicura e meno dispendiosa per l’adeguamento.

Quando la sostituzione avviene in unità abitativa indipendente, come una villetta, non vi saranno particolari difficoltà nell’intubamento dello scarico dei fumi. Cosa che non avviene quando si deve sostituire il generatore nell’appartamento di un edificio multipiano. Le soluzioni esistono, ma potrebbero richiedere un maggiore impegno tecnico ed economico. Spesso negli edifici multipiano con vecchi impianti, sono installate caldaie a camera aperta collegate a canne collettive ramificate. Occorrerà valutare attentamente quale soluzione adottare: per esempio, la realizzazione di una nuova canna fumaria esterna all’edificio, oppure lo scarico a parete (quando consentito).

In un impianto esistente, si dovrà predisporre il sistema di scarico delle condense e verificare la compatibilità dei materiali degli scarichi domestici per ricevere i condensati. Se il materiale con cui sono stati realizzati non risultasse idoneo, si potrà sopperire installando un neutralizzatore di condense prima dell’ingresso nel sistema di scarico domestico. Attenzione anche ai condotti fognari, che generalmente sono comunque adeguati a ricevere i condensati.

Si dovrà prevedere anche a un controllo della temperatura ambiente più evoluto rispetto al tradizionale termostato ambiente on/off. Si dovranno installare una sonda esterna e un cronotermostato ambiente, programmabile su due livelli di temperatura e sulle diverse esigenze giornaliere/settimanali. Questi dispositivi consentono di ottimizzare l’efficienza dell’impianto.

La pulizia dell’impianto da incrostazioni, depositi calcarei o fanghi che si possono formare in anni di funzionamento, è indispensabile per mantenere invariate le prestazioni della caldaia.
Installare un generatore a condensazione in un impianto esistente, implica dei costi per il suo adeguamento. Ma con una corretta analisi delle operazioni di adeguamento, piccoli accorgimenti e una corretta taratura, si avranno comunque dei benefici molto prossimi a quello di un impianto nato per la condensazione e comunque maggiori rispetto a un impianto tradizionale.

Fonte: http://www.risanamentoenergetico.com/caldaia_condensazione.htm

Stufe fatte in casa su misura – corso alla casa di Tano – 15 – 18 Settembre 2011

La Stufa Su Misura

lastufa su misura

La stufa è un oggetto insolito all’interno di una casa. La sua sostanza materica è apparentemente inanimata, ma grazie al fatto che c’è un fuoco che si sviluppa al suo interno, essa diventa un oggetto essenzialmente vivente.

La stufa dona calore al suo ambiente e in più regala un’atmosfera di accoglienza durante tutto il periodo invernale. Come il sole è un centro in natura, la stufa è il centro di una casa. Così, con la sua presenza, esprime l’entità più essenziale della vita: il calore.

Nel tentativo di valorizzare questo aspetto per la mia persona, ho sviluppato contemporaneamente un approccio più personalizzato alla creazione delle forme, attraverso una progettazione ampia ed accurata.

Oltre all’intenzione di ottimizzare le possibilità tecniche, nel momento in cui progetto cerco di capire quali sono le condizioni ed i bisogni strutturali di una casa, nonchè i desideri delle persone che la abitano, per meglio applicare il giusto tipo di funzionalità.

corso stufe presentazione

In più cerco di integrare la stufa in modo armonioso nel suo ambiente, adattandone forma e proporzioni al contesto architettonico. Lo scopo è quello di trovare soluzioni estetiche che riescano ad esprimere il carattere del calore, in modo semplice ma significante.

http://www.stufe-darte.com/index.html