Stufe fatte in casa su misura – corso alla casa di Tano – 15 – 18 Settembre 2011

La Stufa Su Misura

lastufa su misura

La stufa è un oggetto insolito all’interno di una casa. La sua sostanza materica è apparentemente inanimata, ma grazie al fatto che c’è un fuoco che si sviluppa al suo interno, essa diventa un oggetto essenzialmente vivente.

La stufa dona calore al suo ambiente e in più regala un’atmosfera di accoglienza durante tutto il periodo invernale. Come il sole è un centro in natura, la stufa è il centro di una casa. Così, con la sua presenza, esprime l’entità più essenziale della vita: il calore.

Nel tentativo di valorizzare questo aspetto per la mia persona, ho sviluppato contemporaneamente un approccio più personalizzato alla creazione delle forme, attraverso una progettazione ampia ed accurata.

Oltre all’intenzione di ottimizzare le possibilità tecniche, nel momento in cui progetto cerco di capire quali sono le condizioni ed i bisogni strutturali di una casa, nonchè i desideri delle persone che la abitano, per meglio applicare il giusto tipo di funzionalità.

corso stufe presentazione

In più cerco di integrare la stufa in modo armonioso nel suo ambiente, adattandone forma e proporzioni al contesto architettonico. Lo scopo è quello di trovare soluzioni estetiche che riescano ad esprimere il carattere del calore, in modo semplice ma significante.

http://www.stufe-darte.com/index.html

Impianto a Pavimento

L’evoluzione delle caldaie e delle tecnologie basate sul ricircolo di acqua a bassa temperatura ha riportato in auge i sistemi di riscaldamento a pavimento. L’idea di riscaldare dal basso non è nuova e i primi impianti di questo tipo vennero messi sul mercato addirittura all’inizio degli anni Sessanta. Si trattava però di sistemi che prevedevano la circolazione di acqua ad alta temperatura, senza regolazione, e presto si capì che davano seri problemi di tipo igienico-sanitario. Le caldaie e i sistemi moderni non hanno più simili inconvenienti e rappresentano una soluzione valida. La convenienza e il comfort sono ancora maggiori, come cercheremo di spiegare, se il sistema a pavimento prevede di suo un sottofondo isolante termico e acustico che permette di contenere gli spessori.
La defizione tecnica è riscaldamento a pannelli radianti e consiste in una superfiecie riscaldata tramite una fitta spirale di tubi all’interno dei quali circola un fluido caldo. Essendo ampio il vettore riscaldante costituito dalla superficie riscaldata (la quale coincide con l’intero pavimento), il fluido in circolazione può avere una temperatura ridotta. Per le sue caratteristiche, il riscaldamento a pavimento è largamente utilizzato, oltre che nell’edilizia residenziale, negli edifici industriali (magazzini, capannoni, labotari ecc…), negli uffici e nelle strutture pubbliche di grandi dimensioni, oltre che in serre e all’aperto per rampe, campi sportivi…
I sistemi a pannelli radianti sono sostanzialmente di due tipi: a umido e a secco. La differenza tra uno e l’altro consiste nella composizione del massetto finale che ospita la pavimentazione: calcestruzzo gettato direttamente sui tubi riscaldanti nel primo caso, pannelli prefabbricati in cls nel secondo.
Nel sistema “a umido”, il più comune, la stratigrafia tradizionale presenta:Schema pavimento
– una struttura portante sulla quale vengono predisposti gli impianti elettrico e idraulico, successivamente annegati in una caldana costituita generalmente da materiale alleggerito;
– una barriera vapore per evitare la formazione di condense;
– i pannelli reggitubo di isolante termico, generalmente di polistirolo, lisci o sagomati;
– il reticolo di tubi riscaldanti, in genere in polietilene, aggianciati ai pannelli sottostanti;
– il massetto;
– la pavimentazione, in ceramica o parquet.
Quasi sempre i pannelli di isolante impiegati possiedono solo proprietà di isolamento termico e non hanno prestazioni acustiche contro i rumori di calpestio. Ciò costituisce un serio limite per il sistema, anche alla luce del fatto che gli impianti a bassa temperatura hanno ridotto l’importanza della coibentazione termica nei sottofondi riscaldati. Questa lacuna può però essere colmata ricorrendo a una soluzione di facile applicazione.
La proposta consiste nel realizzare lo strato alleggerito a copertura delle tracce con il sughero in granuli SugheroLite, impastato e legato con il vetrificante asottofondo di sughero presaaerea KoGlass. Si forma così una caldana, che deve avere spessore adeguato e giusta composizione (consigliato il sughero a granulometria costante SugheroLite da 4mm), dotata di prestazioni sia termiche sia acustiche. L’aggancio dei tubi riscaldanti avviene direttamente sullo strato di sughero impastato mediante delle comode clips reggitubo fissate sulla rete elettrosaldata KoSteel, disposte a seconda delle scelte tecniche e preferibilmente con una configurazione a spirale che consente una migliore distribuzione della temperatura superficiale ed evita schiacciamenti nelle curve in caso di interassi ridotti.
La barriera vapore, al fine di un corretto isolamento termico e di un’adeguata impermeabilizzazione, è realizzata mediate uno strato separatore di carta alluminata KoSep.A, da stendere sopra il sughero prima di disporre le clips e il reticolo di tubi, che avrà anche la funzione di riflettere verso l’alto le radiazioni infrarosse del calore ricevuto.tubi sopra barriera al vapore in alluminio A completamento del sistema viene gettato il massetto, che, non va dimenticato, costituisce il vero e proprio vettore riscaldante: per questo è bene che non sia in calcestruzzo alleggerito o mescolato a materiale isolante, che ne limiterebbe il funzionamento. Il suo spessore varia in funzione del diametro dei tubi riscaldanti e in questo caso valgono le indicazioni dei fabbricanti: mai comunque meno di 5 cm e sempre con rete antifessurazione. Il vantaggio di questa soluzione è duplice: prestazioni acustiche oltre che termiche; minore spessore del sottofondo, essendo stato eliminato l’ingombro dei pannelli isolanti reggitubo; minori costi complessivi.
Per contenere la dilatazione termica del massetto riscaldato verso le pareti perimetrali è necessario interporre uno strato elastico di separazione tra le strutture, esattamente come si fa per eliminare i ponti acustici. A questo scopo sono ottime le strisce di sughero supercompresso KoFlex da 5 mm di spessore.

Demetrio Bonfanti

Fonte: http://www.coverd.it/articolo_rivista_bio.php?codriv=9&codart=4#

Conservare i semi di fagiolo

Come conservare i semi di fagiolo


Conservare i semi di fagiolo sarà  sicuramente un’attività che troverete semplice e gratificante e non c’è cosa più fresca e naturale del sapore di un tenero fagiolino verde appena raccolto.

Generalmente nei nostri giardini si coltivano 4 varietà di fagiolo:

1 Fagiolini

Sono i baccelli giovani del fagiolo che vengono raccolti prima del loro sviluppo. Hanno proprietà  diverse dai legumi più simili a quelle di un ortaggio.

2 Fagioli dall’occhio

Di colore bianco o crema, presentano un piccolo anello nel punto di attacco del baccello al seme.

 

Fagioli di Lima

Piatti e di colore bianco o tendente al viola, sono originari dell’America del sud ed hanno un gusto molto saporito.

 

Fagioli da essiccazione

Sono le varietà che generalmente troviamo nei negozi di alimentari in grandi sacchi: fagioli neri, fagioli cannellini, fagioli borlotti, ecc.

Conservare i semi

La prima cosa da fare se volete ottenere ottimi semi sarà quella di lasciare maturare i fagioli completamente sulla pianta. I fagioli cresceranno fino a diventare grandi e sempre più coriacei e poco adatti ad essere mangiati. Entro la fine della stagione il fagiolo somiglierà ad una maracas: agitando il baccello sentirete il rumore dei fagioli secchi al suo interno. Questo è il momento giusto: apriteli e togliete i fagioli secchi. Riponeteli in un piatto per una giornata in modo da essere sicuri che siano ben asciutti poi in una busta etichettata e conservateli in un luogo fresco e buio.

Suggerimenti

Selezionate le piante più sane e prolifiche per ottenere le semenze e ricordate questa semplice formuletta: piante sane = semi sani = piante sane stagione successiva.

Inoltre, una volta che saranno secchi selezionate solo i fagioli migliori: scartate quelli di piccole dimensioni, quelli rugosi e quelli rotti.

Fonte: http://www.greenme.it/approfondire/guide/3125-come-conservare-i-semi-del-tuo-orto-?start=1

La stevia: il dolcificante naturale alternativo allo zucchero a calorie zero

Esiste in natura una pianta, la stevia,  che è un vero e proprio dolcificante naturale a zero calorie Non tutti sanno, infatti, che lo zucchero industriale moderno non fa male solo a diabetici, arteriosclerosi o soggetti con malattie cardiovascolari, ma fa male a tutti! La dolcissima polvere bianca che in tutto il mondo si assume con una certa regolarità è, infatti, altamente tossica e la sua continua assunzione può portare danni fisici, psichici e ovviamente una forte dipendenza.

La lavorazione che rende la barbabietola prodotto finale è incredibilmente “raffinata” tanto da fargli cambiare colore attraverso coloranti chimici, sottrargli sostanze vitali e vitamine. Inoltre, per fardigerire questa sostanza sintetica che di naturale non ha nulla, il nostro organismo è costretto a farsi rubare massicce dosi di sali minerali per riuscire ad assimilarlo con il conseguente indebolimento del fisico. Purtroppo però la natura nociva di questa sostanza non viene  pubblicamente poiché metterebbe K.O. l’intera industria dello zucchero delle multinazionali che la producono.

Un libro da leggere, per poter meglio comprendere quanto lo zucchero sia dolcesolo in apparenza, è “Sugar Blues – Il Mal di Zucchero” di William Duffy. Un’opera che è un vero e proprio manifesto di denuncia in grado di farci vedere con altri occhi quello che c’è effettivamente dietro alla produzione di questo diffusissimo dolcificante che, a detta dell’autore, “ci uccide dolcemente”.

La Stevia rebaudiana, invece, è una piccola pianta erbaceo-arbustiva, originaria delle montagne tra Paraguay e Brasile che, al contrario dello zucchero bianco raffinato è completamente naturale che potrebbe rappresentare la soluzione ideale, soprattutto per diabetici e obesi. La stevia nella sua forma naturale, oltretutto, è circa 10/15 volte più dolce del normale “zucchero da tavola” e, se estratta dalle foglie arriva addirittura ad aumentare il suo valore dolcificante dalle 70 alle 400 volte. Senza troppi giri di parole è, pertanto, il dolcificante naturale più potente al mondo.

 

Vi starete chiedendo, molto presumibilmente, come mai non ne abbiate mai sentito parlare prima d’ora? Semplicissimo, perché la sua vendita in Europa è illegale! Nel 1999 la Commissione sugli Additivi nei Cibi dell’OMS e il Comitato Scientifico per gli Alimenti dell’Unione Europea, segnalarono la pericolosità della stevia come additivo alimentare, poiché un suo metabolita, losteviolo, si era rivelato cancerogeno. Conseguentemente nel febbraio 2000 la Commissione Europea, seguendo le opinioni del Comitato Scientifico per gli Alimenti – SCF, ha deciso che la Stevia rebaudiana (pianta ed estratti secchi) non può essere immessa nel mercato come alimento o come additivo alimentare.
Nel 2004 un gruppo di ricercatori belgi ha organizzato un simposio internazionale sulla sicurezza dello stevioside in cui è stata smentita la sua cancerogenicità, anche perché questa sostanza non verrebbe assorbita direttamente dall’intestino, ma degradata dai batteri del colon a steviolo e in gran parte eliminata con le urine. Tanto più che le dosi di assunzione alimentare sono infinitamente inferiori rispetto a quelle utilizzate dagli studi. Esaminando i dati disponibili dai paesi che ne fanno uso anche come infuso, la FAO e l’OMS hanno così stabilito una dose massima giornaliera di 2 mg/kg peso corporeo di steviolo. Questo limite, nello studio della FAO, ha un fattore di sicurezza 200, ossia è 200 volte inferiore alle quantità assimilate senza rischi dai soggetti di studio.

Ipotizzando, quindi, potremmo facilmente dedurre che un dolcificante libero, economico e completamente privo di controindicazioni recherebbe danni ad una grande fetta del mercato globale. Conseguentemente, inoltre, la tanto cara industria farmaceutica troverebbe molto meno lavoro da fare. Le caratteristiche principali della stevia sono infatti quanto mai sorprendenti:

  • Non causa diabete
  • Non contiene calorie
  • Non altera il livello di zucchero nel sangue
  • Non ha tossicità
  • Essendo priva di zuccheri non provoca carie e placca dentali
  • Non contiene ingredienti artificiali

Insomma, è piuttosto chiaro quanto meno “lavoro” potrebbe creare una sua libera compravendita.Vietandola, invece, le multinazionali della chimica avranno un nemico in meno e noi – semplicemente – qualche malattia in più.

Negli Stati Uniti fortunatamente, dopo una lunga battaglia, si è riusciti ad ottenere l’autorizzazione dalla Food and Drug Administration. Anche se viene ammesso l’uso esclusivamente come integratore dietetico e non come ingrediente o additivo naturale, il consumo di stevia sta aumentando considerevolmente. Nel vecchio continente, almeno, la sua coltivazione non è fuori legge e quindi andando su specifici siti americani (www.stevia.net) o recandosi in un paese non appartenente all’Unione Europea (come ad esempio la vicina Svizzera) la si può comprare, importare e far crescere liberalmente.

Il costo di una pianta di stevia è all’incirca pari a 3 dollari ed è talmente adattabile che la si può farcrescere un po’ ovunque, anche nel vostro balcone di casa. Basta che gli venga fornita abbondante quantità di umidità e luce solare. Il terreno per le piante in vaso dovrebbe essere un miscuglio di torba bionda e torba scura (rapporto 60% e 40%), con l’aggiunta di un elemento inerte (pomice, polistirolo espanso sbriciolato etc…) per consentire un buon drenaggio delle radici.

Il valore del pH dovrebbe aggirarsi intorno a 6-7. La stevia ha una crescita ed una fotosintesi molto veloce, pertanto un buon concime naturale è quasi indispensabile, poiché per il suo corretto utilizzo è molto importante che produca foglie molto grandi. La raccolta è raccomandata in tardo autunno e anche essa è semplicissima. Infatti, occorre solamente tagliare i rami e successivamente togliere le foglie. Una volta fatto questo, metterle ad essiccare appaiandole in mazzetti. Arrivate al momento della perfetta essicazione non resta che sbriciolarle finemente (per fare questa operazione va benissimo un normale mixer da cucina) e conservarle mettendole in un barattolo di vetro ben asciutto a tenuta ermetica. D’ora in poi potrete usare la stevia e le sue qualità dolcificanti dove, come e quando volete.

E’ possibile anche trasformare la stevia in estratto liquido. Il procedimento, in questo caso, è un po’ più elaborato, ma nulla di impossibile. Mettete le foglie fresche o secche in un litro di alcol a 95° e lasciatelo macerare per 12 giorni (o 15 nel caso abbiate optato per le foglie fresche); successivamente basterà filtrare la soluzione e diluire l’alcool aggiungendo acqua nella proporzione di ½ litro d’acqua per litro di alcool. Se l’estratto liquido vi risulterà con un sapore troppo eccessivo di alcool potrete riscaldare la soluzione a fuoco lento in modo tale da farlo evaporare. Ottenendo questo composto potrete utilizzarlo nella medesima modalità di quello in polvere. 15 ml di estratto sonopari al potere dolcificante di circa 1kg di zucchero e 1 goccia equivale a circa 1,5 cucchiaini di zucchero… ricordando sempre che il suo contributo calorico è nullo!

Infine, suggeriamo anche di provare a farci una grappa. Occorre un litro di grappa bianca a 40° e circa 50 foglie di stevia che andranno inserite nella bottiglia e lasciate immerse per 30 giorni. A questo punto filtrate il tutto, facendo riposare la grappa per ulteriori 30 giorni prima di berla.

La stevia è un dolcificante naturale facile da coltivare e da consumare che non fa male se non alle multinazionali.  Ma come si dice… basta un poco di …stevia e la pillola va giù!

Alessandro Ribald

Fonte: http://www.greenme.it/mangiare/altri-alimenti/2229-la-stevia-il-dolcificante-naturale-alternativo-allo-zucchero-a-calorie-zero-

 

Back to the roots – funghi in scatola a casa

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Fonte http://www.bttrventures.com/Easy-to-Grow-Mushroom-Garden_p_8.html

Coltivare l’aglio

1. Scegliere il tipo di aglio da coltivare

L’aglio maggiormente coltivato nell’Europa meridionale è sicuramente l’Allium sativum una pianta perenne a radice bulbosa, ampiamente utilizzata nella cucina mediterranea per insaporire i cibi. In Italia crescono spontanee circa una trentina di specie tra cui  l’Allium vineale, l’Allium ursinum, l’Allium fragrans, l’Allium oreaceum; nel mondo se ne conoscono più di trecento specie con piante che vanno da poco più di una quindicina di centimetri sino al metro di altezza.

Tra le specie italiane più conosciute ci sono l’aglio di Caraglio, l’aglio bianco piacentino, l’aglio rosso di Sulmona, l’aglio bianco di Vessalico, l’aglio rosso di Nubia.

2. Piantare i bulbilli 

Una volta scelto il tipo di aglio bisognerà selezionare i bulbilli, comunemente ed impropriamente chiamati spicchi, che andranno messi a dimora. Potete acquistarli da fornitori specializzati o su internet ma è possibile ottenerne di ottimi anche dall’aglio che compriamo per cucinare; assicuriamoci soltanto che sia 100% biologico così da non contenere sostanze che ne impediscano la germinazione.

Questi andranno interrati a circa 3 cm di profondità avendo l’accortezza di non capovolgerli, lasciando quindi l’apice rivolto verso l’alto. I bulbilli andranno posti in file parallele distanti 25-40 cm tra loro e ad una distanza di 10-15 cm uno dall’altro.

Il periodo migliore per piantarli va da novembre a marzo; in questo modo potremo disporre di aglio fresco in primavera nelle zone con clima temperato per i bulbilli piantati a novembre, mentre per quelli piantati a marzo in zone con clima più rigido avremo ottimo aglio da conservare.

La germinazione dei bulbilli avviene grazie alla riserva di nutrienti contenuta negli stessi, quindi più questi saranno grandi più  rapida sarà la loro germinazione. Vi consigliamo quindi di scegliere i più grandi per avviare la vostra coltivazione. Inoltre, ad incentivare il processo di germinazione concorre anche la temperatura: quella ottimale è intorno ai 15-20°C.

L’Allium sativum preferisce una posizione soleggiata e un terreno ben drenato: i bulbi, infatti, temono i ristagni d’acqua che, oltre ad impedirne il completo sviluppo, possono favorire la formazione di muffe e farli marcire.

L’Allium ursinum invece predilige una posizione di mezz’ombra ed un terreno più ricco di torba e ben umido.

3. Tagliare gli steli fiorali 

Generalmente si evita che l’aglio destinato ad un uso domestico vada in fiore, in quanto questo processo richiede un certo dispendio di energia e di nutrienti da parte della pianta, che vengono sottratti ai bulbilli. Quindi è consigliabile tagliare gli steli fiorali non appena in bocciolo.

Per altri tipi di aglio invece va detto che la fioritura è decisamente interessante ed ornamentale e la loro coltivazione produce delle bellissime inflorescenze dalla forma ad ombrello.

4. Raccogliere l’aglio

La raccolta dell’aglio è determinata oltre che dalla specie coltivata anche dalla temperatura ma in linea di massima possiamo dire che va effettuata quando le foglie sono quasi completamente secche. La pianta va estirpata e lasciata essiccare all’aperto per circa una settimana. Passato questo tempo è possibile prelevare i bulbi e ripulirli dalle tuniche esterne, dalle radici e dal fogliame. I bulbi possono essere riuniti tra loro intrecciando le foglie e creando così le caratteristiche trecce che tante volte abbiamo visto nei mercati.

Se nel periodo di raccolta le temperature sono o troppo basse o troppo alte rispetto alla media i bulbi potrebbero apparire di colore leggermente ambrati, ingialliti e essere umidi al tatto.

5. Pulire l’aglio

Lasciate essiccare le piante appena estirpate all’aperto, in un luogo ben soleggiato. Quando le tuniche esterne saranno ben essiccate, dall’aspetto cartaceo, potrete spazzolare le piante, rimuovere le foglie e tagliare le radici.

6. Conservare l’aglio

Il processo di conservazione dell’aglio è l’ultimo, ma non meno importante, passaggio della nostra coltivazione. Le condizioni ideali per una conservazione ottimale richiedono una temperatura compresa tra 16 e i 22 gradi con un livello moderato di umidità ed una buona circolazione d’aria, con una buona fonte luminosa ma sono da evitare i raggi diretti del sole.

Sconsigliamo di conservare i bulbi in buste di plastica in quanto queste impediscono un buon ricambio d’aria e fanno aumentare l’umidità che porta l’aglio a marcire velocemente. Anche il frigorifero non è un buon posto in quanto le basse temperature accelerano il processo di germinazione.

Se conservati alle giuste condizioni i bulbi possono durare anche per 6-7 mesi.

Oltre che per insaporire i cibi, il vostro aglio, se conservato in un piccolo sacchetto da portare appeso al collo, sarà anche un ottimo deterrente contro i vampiri.

Buona crescita a tutti!

Lorenzo De Ritis

Fonte: http://www.greenme.it/abitare/orto-e-giardino/3961-come-coltivare-laglio-in-balcone-in-6-mosse

Bio planet – produttori di antagonisti naturali

http://www.bioplanet.it/it

Al centro della nostra azione c’è la diffusione della lotta biologica in agricoltura, in alternativa ai metodi di difesa fondati sulla chimica.

Per questo siamo diventati la prima azienda in Italia nella produzione di insetti ed acari utili per la difesa biologica delle colture.
I nostri prodotti vengono usati soprattutto in orticoltura e nel florovivaismo, ma anche nelle colture in pieno campo, in frutticoltura e nel verde ornamentale.

Strumenti per la nuova agricoltura

Accanto all’allevamento degli insetti utili, ci occupiamo più in generale dello sviluppo di tutti i mezzi tecnici puliti, che possano produrre il miglioramento delle strategie di difesa, promuovendo una nuova agricoltura che concilia massima qualità delle produzioni e vera sostenibilità ambientale.

Assistenza tecnica e ricerca

A tutti, offriamo il nostro supporto tecnico, per definire il migliore impiego degli insetti e degli altri prodotti, nelle varie situazioni colturali. Per sviluppare nuovi prodotti e nuove tecniche di utilizzo, curiamo programmi dimostrativi e sperimentali, anche in collaborazione con gruppi di ricerca nazionali ed internazionali.

Bioplanet è anche membro di:

  • IBMA, International Biocontrol Manufacturers Association;
  • Centuria RIT, Parco Scientifico Tecnologico.

Insetticidi e fertilizzanti naturali

Insetticida spray al sapone di Castiglia

Questo ineguagliabile sapone naturale, a base di olio di oliva, è utilissimo per realizzare un efficaceinsetticida spray. Dopo aver riempito un contenitore spray con acqua aggiungete un cucchiaio disapone di Castiglia, un pizzico di pepe, uno di aglio in polvere e per finire qualche foglia di menta piperita. Agitate bene e il vostro repellente contro afidi e cocciniglie è pronto all’uso.

 Insetticida spray all’aglio 

L’aglio è un potente repellente naturale, capace di scoraggiare tantissimi insetti e spingerli verso altre mete. Per preparare il nostro insetticida frulliamo una testa di aglio e qualche chiodo di garofano insieme a due tazze di acqua, fino ad ottenere un composto molto fine. Lasciamolo riposare per un giorno e mescoliamolo poi in circa 3 litri d’acqua. La miscela così ottenuta potrà essere vaporizzata, con uno spruzzatore, direttamente sulle foglie delle nostre piante.

Aglio 2

Basta prendere 3/4 spicchi di aglio tritato e unirli a un paio di cucchiaini di olio minerale. Fatto questo, lasciate riposare la composizione una notte e dopo di che toglierete i pezzettini d’aglio dall’olio. A questo punto aggiungendo un bicchiere di acqua e un cucchiaino di sapone biodegradabile otterrete una miscela letale per insetti. I composti dell’aglio (vale a dire il disolfuro diallile e il trisolfuro diallile), infatti, sono irritanti e mortali per la maggior parte dei parassiti. Unica precauzione: non applicate questo “unguento magico” nelle ore più calde o durante giornate con il cosiddetto sole che spacca le pietre. L’olio potrebbe bruciare e rovinarvi la pianta.

 

 Thè all’ortica

Quante volte vi sarà capitato distrattamente di sfiorarla e di ritrovarvi in breve tempo con quel fastidioso prurito? Beh l’ortica non è solo irritante e può dimostrarsi un’ottima alleata per le vostre coltivazioni.  Munitevi di un robusto paio di guanti da lavoro e  raccogliete un po’ di piante di ortica. Mettetele a macerare in un secchio ricoprendole d’acqua e lasciatele riposare per almeno una settimana. Passato questo tempo il vostro nuovo concime liquido 100% biologico è pronto per l’uso.

Insetticida spray al pomodoro 

Le foglie di pomodoro sono ricche di alcaloidi, ottimi come repellente per molti afidi, vermi e tarme. Riempite due tazze con foglie di pomodoro tritate e aggiungete dell’acqua. Lasciate riposare per almeno una notte e poi diluite il composto ottenuto con altre due tazze di acqua e il gioco è fatto. Ora potete vaporizzare sulle vostre piante. Tenete il repellente lontano dagli animali domestici poiché può essere tossico.

 Gusci d’uovo

I gusci d’uovo sono un interessante ingrediente per il nostro giardino con una doppia utilità: possono, infatti, essere considerati un ottimo concime e anche un magnifico repellente. Possono essere utilizzati sia in pezzi sia finemente tritati. Se tritati potete spolverare la base delle vostre piante con la polvere ottenuta. Se invece li utilizzate a pezzi, create una sorta di anello alla base dei vegetali: questa barriera può dissuadere sia le lumache sia alcuni bruchi.

 Trappole alla birra 

Mettete un po’ di birra in un sottovaso alto o in un bicchierino dello yogurt, (che andrà sotterrato fino al bordo) e vedrete che al mattino molte lumache vi saranno cadute dentro annegando. Lo so, potrebbe sembrare crudele, ma è l’unico modo per salvare le vostre piante.

Ci raccomandiamo però di fissare il recipiente un centimetro circa sotto il livello del suolo, in modo tale che il mollusco sporgendosi potrà finirci dentro. Metterlo allo stesso livello del terreno vorrebbe dire aver offerto un giro di birra al simpatico animaletto cornuto che, dissetato, potrò poi tornare a concludere l’happy hour sulla vostra pianta!

Concimare con i fondi di caffè 

Se siete amanti del caffè e ne consumate in quantità industriale non gettate i fondi usati. Sono un’ottima fonte d’azoto per il terreno. Aggiungeteli al vostro compost oppure spargeteli direttamente al suolo.

Insetticida spray al peperoncino 

Anche il peperoncino è un’ottimo repellente naturale contro i parassiti. Per preparare il vostro spray frullate ad alta velocità per circa due minuti 6-10 peperoncini con due bicchieri di acqua. Lasciate riposare per la notte il composto così ottenuto. L’indomani filtrate la polpa e versate il liquido nello spruzzatore aggiungendo un bicchiere di acqua.

Concimare con l’erba 

Il vostro prato non è bello e verde come vorreste? Non preoccupatevi basta una semplice accortezza: quando tagliate l’erba non raccoglietela ma lasciatela sul terreno, sarà una preziosa fonte di azoto. L’erba appena falciata, infatti, essendo molto corta si decompone rapidamente arricchendo di nutrienti il suolo e rendendo il vostro prato sicuramente più rigoglioso.

 

Se, invece, le vostre piante sono state attaccate da qualche specie di fungo. Il consiglio e spruzzarci sopra del latte. E’ un ottimo fungicida e previene la crescita di iodio.

 

Problemi di muffa? Una bella spruzzata di bicarbonato di sodio e il problema è risolto. Il bicarbonato distrugge le spore fungine, impedendo loro di germinare.