Facciamo un passo indietro. Le persone possono essere felici senza tutti questi beni? Sono i beni che portano alla felicità? o invece portano ad una soddisfazione temporanea ed immediata di un bisogno condizionato che appena finito l’effetto porta ad un altro bisogno condizionato da soddisfare?
La felicità appartiene alla sfera del trascendente per quanto riguarda la sua sostanza definitiva, oggetto della ricerca dell’individuo. Essa però possiede a sua volta un fondamentale caposaldo nella condizione immanente dell’io, frutto della soddisfazione di bisogni primari dovuti agli istinti e agli impulsi biologici quali ad esempio la fame, il sonno, l’appagamento sessuale. Essi possono essere considerati come parte integrante della felicità, ma non come unica costituente della stessa. I bisogni biologici creano una condizione di attesa e di infelicità che tende a risolversi nel momento in cui si appaghi il proprio bisogno primario: l’appagamento ottiene una condizione di serenità e di tranquillità che produce felicità biologica, identificabile con il piacere, la quale influenza anche le altre componenti come la psiche e lo spirito, ciononostante l’appagamento biologico è sottoposto ad una temporaneità irrevocabile, frutto del continuo ripresentarsi di pulsioni e istinti dopo il breve periodo di compimento degli stessi. Relegare la felicità solo al piano biologico, significa dipendere unicamente dai bisogni biologici e non andare oltre, condizione questa di un susseguirsi ciclico che ritorna su se stesso.
La felicità può essere considerata come il provare ciò che esiste di bello nella vita. Non è un’emozione oggettiva, né è casuale come un evento del destino, ma è una capacità individuale da scoprire. Come insegna la cultura popolare (ad esempio nel famoso proverbio “Meglio un uovo oggi che una gallina domani”), la felicità non è un inseguimento dei sogni futuri, ma al contrario è il cercare di godere di quello che si possiede nel presente. Spesso i cosiddetti “falsi idoli” (ovvero i soldi, il benessere corporale, la fama, il successo, il potere) sono considerati fonte di felicità, ma secondo talune teorie questo atteggiamento crea solamente più ansia che è in contrasto con lo stato della felicità. Il raggiungimento di un falso idolo può provocare solo una gioia effimera, poiché più si conquista una cosa più ne cresce il desiderio.
Una persona media del nostro continente occidentale lavora, per la maggior parte chiusa in un ufficio, davanti ad un monitor, per 8-10-12 ore al giorno, dipende dal suo grado di dipendenza al sistema. Entra al mattino presto ed esce che è già buio in inverno … Quando finisce entra in un’alta scatola (la casa), magari messa sopra o inserita in un’altra moltitudine di scatole… cena mangiando quello che trova e si rimette davanti ad un altro monitor che lo condiziona dicendogli quello che è meglio per lui, quello che deve comprare per essere accettato dagli altri massificati …
Non si accorge dei propri figli, se non quando gli chiedono qualcosa, non si accorge delle stagioni, non si accorge di nulla… si accorge solo quando il sistema lo elimina perchè ormai troppo vecchio per produrre… allora spaesato come non mai per tutto quel tempo libero si ammala e poi muore…
Il sistema è riuscito a farci rinunciare alla cosa più preziosa che abbiamo il tempo libero…
Per cambiare questo modello alcuni anni fa abbiamo fatto delle scelte.
Fuori dalla città: in città non si riescono a costruire relazioni umane di reciproco aiuto… ognuno pensa esclusivamente ai propri interessi.
Siamo andati a vivere in una contrada. 32 residenti. Ed incredibilmente si fanno molte cose assieme, l’orto, il formaggio, i salami, ci si scambiano aiuti in tutte le cose che servono, si condividono momenti tutti assieme, una comunità che pensavo non esistesse…
Siamo andati a vivere in una casa con un terreno… vediamo gli uccelli fare il nido, talvolta qualche animale selvatico, vediamo crescere gli alberi, i fiori, i frutti raccolti dalla pianta e mangiati al momento, le cagne che hanno fatto i cuccioli, vediamo le stagioni meravigliose di questa terra…
Abbiamo un progetto di autosufficienza e sostenibilità… dal mio punto di vista le persone devono avere un progetto a lungo termine nel quale investire la propria vita.
Abbiamo rinunciato ad un sacco di comodità (molti in famiglia non sono d’accordo…) ma questo ci permette di non dare per scontato nulla…
Abbiamo fatto delle scelte di reddito limitato in cambio del tempo libero …
Chiaramente per il momento è tutto un grande caos…. ai figli non interessa il progetto, alla moglie poco, l’orto produce poco o niente, l’autosufficienza energetica è ancora un miraggio, i soldi non bastano mai…
Ma ogni giorno sento che questa è l’unica strada percorribile, ogni giorno sento che la mia vita ha un senso, ogni giorno vivo.